Shared Custody la recensione | quanto è difficile lasciarsi

Che fatica scoprirsi umani. Vivisezionare ogni venatura, vezzo e fragilità che è finita per caratterizzarci. Che fatica scoprirsi umani a quarant’anni, raccontare a se stessi la fine di un amore, di un tempo della vita. E che fatica ri-educarsi all’esistenza, scomporre la propria identità e poi riformularla, allineandola allo spazio instabile della solitudine o di una nuova collettività. Shared Custody, l’ultima uscita di casa Disney+, di tale fatica ne fa meccanica narrativa, impalcatura registica di una macchina da presa che indugia sul volto dei suoi protagonisti, contornandone capricci e gorghi emotivi.Shared Custody comincia da un crollo, dal disorientamento esistenziale di una coppia alle prese con la complessità e le sfumature che accompagnano la conclusione di una relazione. Diretta da Javier Fesser, la dramedy inanella humor e dramma all’interno del negoziato sentimentale fra due individui che per l’affidamento della figlia si appellano alla volontà di rimanere amici – inciampando tra difficoltà lavorative, intromissioni familiari e il girotondo di complicazioni che rendono scostante la tutela della bambina.
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