Il curioso caso della sedia Monobloc icona senza autore dell’estate italiana
più semplice e versatile che abbia mai attraversato il nostro immaginario collettivo. Un simbolo di praticità, funzionalità e democratizzazione del design, capace di unire culture e generazioni senza bisogno di firme illustri. La Monobloc incarna l’essenza stessa di un’Italia che sa innovare con sobrietà e ingegno, trasformando l’ordinario in straordinario. E così, questa sedia senza autore diventa un’icona, un vero e proprio monumento alla creatività collettiva.
C’è un design che non si firma, che non si espone nei musei, ma che abita le nostre vite in modo silenzioso, onnipresente e potente. È il design anonimo, quello che nasce da necessità concrete, da economie di scala, da una tensione verso la funzionalità e l’ accessibilità. Nessun nome celebre, nessun materiale pregiato. Eppure, in certi casi, questo design riesce a diventare iconico, quasi mitologico. È il caso della Monobloc, la sedia impilabile di plastica bianca che ha arredato l’estate italiana per generazioni. Il design anonimo ha un’estetica tutta sua: pura, diretta, democratica. È ciò che ci accompagna ogni giorno, spesso senza che ce ne accorgiamo. 🔗 Leggi su Dilei.it
© Dilei.it - Il curioso caso della sedia Monobloc, icona senza autore dell’estate italiana
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Kuril Chto, ode alla sedia Monobloc che può cambiare il mondo - diventa per l’artista un medium attraverso cui esplorare il concetto di “casa”, di appartenenza e di “stranierità”. Lo riporta artslife.com
Come è nata la sedia di plastica bianca più famosa al mondo - Il primo modello di Monobloc viene ideato nel 1946 dal designer canadese Douglas Simpson, la Moulded plastic chair prototype (sedia in plastica stampata in un unico blocco). Lo riporta fanpage.it