L' internazionale di destra esiste un' idea comune no Ed è un guaio

Più che un’internazionale di destra, ciò che sotto i nostri occhi sta prendendo forma è l’insieme più o meno variegato e non limitato alla destra vera e propria, di tutti coloro che sono stati o si sono sentiti emarginati o marginali, culturalmente o politicamente, dall’arcipelago liberal-progressista che ha costruito e portato alla vittoria contro i totalitarismi neri e rossi, l’Occidente e l’ordine mondiale liberale dal secondo dopoguerra a oggi. Mi pare sia questa la cifra che accomuna non solo la nuova destra, ma anche i soggetti politici rosso-bruni e una buona parte dei populismi che si vorrebbero “progressisti ma non di sinistra”, un ossimoro che malamente camuffa la disperata ricerca di un posizionamento non (inevitabilmente) gregario. Non è un caso che questi soggetti emergano e si rafforzino nel momento di maggiore difficoltà, fors’anche di crisi (ma dall’esito tutt’altro che scontato) delle liberal-democrazie, ovvero della dimensione propriamente liberale delle democrazie rappresentative e di mercato, alle prese con i nemici esterni (la Russia, la Cina, l’Iran) e con i nemici interni (i nazional-sovranisti, i nostalgici del comunismo, i populisti di vario genere).
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