Una immorale la puoi arrestare ma duemila non è così facile

Durante una giornata apparentemente dedicata allo sport, sull’isola di Kish si è svolta una maratona che ha sfidato le restrizioni e i limiti imposti dal governo iraniano. Un evento che si è trasformato in un simbolo di resistenza e libertà, suscitando reazioni contrastanti tra chi vede nella manifestazione un atto di coraggio e chi la considera una provocazione.

S embrava una giornata di sport, si è trasformata nell’ennesimo, potente grido di libertà. Sull’isola di Kish, zona franca e vetrina turistica dell’Iran meridionale, è andata in scena una maratona che ha fatto tremare i polsi ai conservatori di Teheran. Oltre 5.000 persone hanno partecipato, ma a fare notizia non sono stati i tempi al cronometro, bensì i capelli al vento. Moltissime donne hanno scelto di correre indossando magliette rosse e pantaloni sportivi, ma soprattutto senza l’hijab, trasformando la competizione in un gesto collettivo di autodeterminazione. Immagini che hanno fatto il giro del mondo, ma che in patria sono costate care. 🔗 Leggi su Iodonna.it

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