Accordo Israele-Hamas, la prima fase del piano Trump apre uno spiraglio per Gaza

Le principali cancellerie mondiali hanno accolto con favore l’accordo tra Israele e Hamas che segna la “prima fase” del piano in 20 punti proposto da Donald Trump per la fine del conflitto a Gaza. Dopo oltre due anni dalle stragi del 7 ottobre 2023 e dalle successive operazioni militari israeliane nella Striscia, la diplomazia intravede una possibile svolta, anche se prevale il cauto ottimismo.
Il documento è stato firmato in Egitto, come confermato da Tal Heinrich, portavoce dell’ufficio del primo ministro israeliano, senza però chiarire chi ne sia stato il firmatario. La “prima fase” del piano prevede il rilascio degli ostaggi – 48 in totale, di cui si ritiene siano vivi circa 20 – l’inizio del ritiro graduale delle forze israeliane dalla Striscia e la liberazione di prigionieri palestinesi.
Secondo Trump, il rilascio degli ostaggi potrebbe avvenire tra domenica e lunedì. Tuttavia, fonti israeliane citate dalla CNN riferiscono che Hamas potrebbe non conoscere l’esatta ubicazione dei resti di alcuni ostaggi deceduti. Il portavoce del gruppo, Hazem Qassem, ha dichiarato ad Al Jazeera che “se le condizioni sul campo lo permetteranno” gli ostaggi verranno liberati “tutti insieme”, sottolineando le difficoltà legate alla consegna dei corpi.
Un’unità internazionale di coordinamento, composta da Israele, Stati Uniti, Egitto, Qatar e Turchia, sarà incaricata di individuare i corpi degli ostaggi. Sul fronte dei detenuti palestinesi, rimane incertezza sui nomi di coloro che verranno rilasciati in cambio: tra questi, i leader Marwan Barghouti e Ahmed Saadat potrebbero restare esclusi, secondo quanto riportato dalla CNN. Altri media arabi sostengono invece che Israele avrebbe accettato di includerli.
Una fonte israeliana ha spiegato che le liste dei prigionieri sono ancora in discussione, e Hamas chiederebbe il rilascio di figure per le quali Israele non ha ancora dato l’approvazione. Il piano prevede uno scambio tra ostaggi e circa 2.000 prigionieri palestinesi, tra cui 250 condannati all’ergastolo e 1.700 arrestati dopo il 7 ottobre 2023.
Il governo israeliano si riunirà a breve per votare la ratifica dell’accordo. Secondo il Times of Israel, il cessate il fuoco potrà entrare in vigore solo dopo l’approvazione ufficiale, con un margine di 24 ore. Una volta operativo, Israele dovrebbe completare il ritiro parziale delle truppe – compresa Gaza City – entro lo stesso arco temporale, come riferito alla CBS da un ufficiale israeliano.
Le 72 ore successive saranno dedicate al rilascio dei restanti ostaggi, mentre Israele manterrà il controllo di circa il 53% della Striscia. Restano tuttavia diversi nodi da sciogliere, in particolare riguardo al disarmo di Hamas e alla futura gestione politica di Gaza. Qassem ha chiarito che la questione delle armi “non è stata discussa” e che il movimento considera la “resistenza armata legittima per difendere il popolo palestinese”.
Il New York Times sottolinea infine che nessuna delle parti coinvolte ha indicato tempi certi per l’attuazione dell’accordo, il rilascio completo degli ostaggi o l’invio degli aiuti umanitari, mentre nella Striscia continua a peggiorare la crisi umanitaria che coinvolge milioni di civili.