L’indignazione tremenda per Gaza non è arrivata a Capodanno
L’indignazione globale per la situazione a Gaza non si è manifestata con forza durante il passaggio al nuovo anno. Nonostante le gravi criticità in Palestina, l’attenzione pubblica e mediatica non ha raggiunto livelli significativi in questo periodo, lasciando emergere una distanza tra le parole di condanna e l’effettivo coinvolgimento dell’opinione pubblica.
Non ce l’ha fatta. L’attenzione di massa, l’indignazione tremenda verso ciò che accade in Palestina, non è arrivata a Capodanno. E non per l’ “accordo di pace” (rotto ogni giorno da Hamas e da Israele, che così si sostengono a vicenda), ma perché ci siamo stufati. Prima di parlare del come siamo passati dalla protesta per Gaza al “mo’ basta con Gaza”, qualche aggiornamento da Emergency. La Striscia registra oggi – non ieri, oggi – il tasso più alto di amputazioni infantili al mondo; giorni fa la tempesta Byron ha allagato i campi profughi; 1,6 milioni di persone (il 77% della popolazione) convive con alti livelli di insicurezza alimentare; l’accesso agli aiuti umanitari è ancora ostacolato da restrizioni israeliane, con un numero giornaliero di camion molto sotto i 600 concordati. 🔗 Leggi su Ilfattoquotidiano.it

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A Gaza si continua a morire. Solo che ha ricominciato a non fregarcene più niente. L’indignazione occidentale è arrivata tardi e tutta d’un tratto, con l’eccezione nobile dei pochi che ne hanno parlato sempre e sempre ne parleranno. La Flotilla, l’esplosione (sa - facebook.com facebook
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