Manovra, sconti e condoni: le nuove proposte tra bonus, canone Rai e nodo Mes

manovra sconti

Tra gli oltre 400 emendamenti presentati alla manovra, la maggioranza ripropone una serie di misure che spaziano tra sconti, bonus e interventi in materia di condoni edilizi. Le proposte dovranno superare il vaglio di ammissibilità, sia per contenuto sia per coperture economiche, mentre nel dibattito torna anche il tema del Mes, al centro di un possibile utilizzo come “cassaforte” per incrementare il fondo taglia-tasse.

Tra gli emendamenti più rilevanti figura la proposta della Lega di ridurre nel 2026 il canone Rai dagli attuali 90 euro a 70 euro. Forza Italia, con un emendamento firmato da Claudio Lotito, ripropone invece il bonus per la scuola privata, già discusso lo scorso anno: un voucher fino a 1.500 euro per ogni figlio iscritto a una scuola paritaria, destinato alle famiglie con Isee inferiore a 30mila euro. La Lega chiede inoltre che i Comuni possano estendere alle scuole paritarie l’esenzione dell’Imu.

Leggi anche Manovra 2026, emendamenti chiave: imposta sui contanti, sanatorie edilizie e nuovo bonus per le scuole paritarie

Nel capitolo dedicato agli sconti fiscali rientra anche la proposta di Noi Moderati per introdurre la cedolare secca al 15% sugli affitti abitativi, con l’obiettivo di rendere più vantaggioso il mercato delle locazioni.

Nel fascicolo degli emendamenti prioritari compaiono diverse proposte di Fratelli d’Italia che riaprono la discussione sui condoni edilizi. Un emendamento, firmato da Matteo Gelmetti, consentirebbe ai Comuni di completare entro il 31 marzo le domande ancora pendenti relative ai condoni del 1985, 1994 e 2003. Altri due emendamenti riaprirebbero una finestra applicativa del condono del 2003, misura che interessa in particolare la Campania, rimasta esclusa all’epoca.

Tra le coperture ipotizzate spunta una proposta che prevede di incrementare il fondo per la riduzione delle tasse attraverso la cessione, nei prossimi tre anni, della quota italiana nel fondo salva-Stati europeo, per un valore stimato di circa 15 miliardi. Un’ipotesi definita tecnicamente insostenibile dall’economista Carlo Cottarelli, secondo cui la vendita di un’attività finanziaria rappresenta un’entrata una tantum e non può essere utilizzata per coprire tagli fiscali permanenti.

Critiche anche dal fronte politico ed economico: secondo Carlo Altomonte, professore alla Bocconi, la cessione della partecipazione italiana al Mes sarebbe di fatto impraticabile, a meno di una decisione formale di uscire dall’istituzione, passaggio che richiederebbe un voto parlamentare e comporterebbe conseguenze negative sulla percezione dell’Italia a livello internazionale e sui mercati.