Tragedia sul Panbari Himal: chi erano gli Alpinisti Stefano Farronato e Alessandro Caputo
Stefano Farronato e Alessandro Caputo erano parte della spedizione italiana impegnata nella scalata con gli sci al Panbari Himal, una delle montagne più impervie dell’Himalaya nepalese, quando una violenta nevicata li ha sorpresi in quota, causando la loro morte. Con loro anche l’alpinista Valter Perlino, capocordata della spedizione, che si trovava al campo base ed è stato recuperato vivo da un elicottero.
Farronato, originario di Bassano del Grappa, era arboricoltore e titolare dell’azienda Aforest, specializzata nella cura degli alberi. Aveva dedicato la vita all’esplorazione estrema e alle spedizioni internazionali. Quella in Nepal sarebbe stata la sua diciottesima esperienza in alta quota, dopo viaggi in Ecuador, Patagonia, Groenlandia e Mongolia. Aveva definito la montagna “un viaggio dentro sé stessi, un confronto con i propri limiti e con l’imprevedibilità della natura”.
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Accanto a lui c’era Alessandro Caputo, 28 anni, maestro di sci a Sankt Moritz e studente di Giurisprudenza a Milano. Era il più giovane del team della spedizione “Panbari Q7”, appassionato di viaggi e sport di montagna, reduce da esperienze in Perù e Australia. Rappresentava il volto entusiasta di una generazione legata all’alpinismo come scoperta del mondo e di sé.
La montagna scelta dal gruppo, il Panbari Himal, si trova tra i distretti nepalesi di Gorkha e Manang. Rimasto per lungo tempo territorio inesplorato, fu scalato per la prima volta solo nel 2006. La spedizione italiana era partita lo scorso 7 ottobre con l’obiettivo di affrontare una nuova linea in stile essenziale, lontano dalle rotte più battute.
Prima della partenza, Farronato aveva parlato dell’impresa come di una sfida da vivere “con grande rispetto per la montagna e per la cultura nepalese”, sottolineando l’importanza dell’essenzialità e della capacità di misurarsi con le incognite dell’altitudine.