Commercio di armi online: i trafficanti legati agli Houthi usano X e WhatsApp per vendere armamenti

Le piattaforme X e WhatsApp sono diventate i mercati neri digitali dei trafficanti di armi legati agli Houthi dello Yemen, sostenuti dall’Iran. Un nuovo rapporto del Tech Transparency Project rivela come queste reti criminali sfruttino i social per aggirare le restrizioni e continuare le loro vendite illegali. Una realtà allarmante che mette in discussione l’efficacia delle misure di sicurezza online e la responsabilità delle big tech nel combattere il traffico illecito.

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Le piattaforme X (ex Twitter) e WhatsApp sono da anni utilizzate per la compravendita illegale di armi da guerra da parte di trafficanti legati ai miliziani Houthi dello Yemen, sostenuti dall’Iran. A denunciarlo è un nuovo rapporto del Tech Transparency Project (TTP), che ha documentato una rete attiva e organizzata, in grado di aggirare le regole imposte dalle big tech.

Secondo l’indagine, sono stati individuati almeno 130 account X con sede in Yemen e 67 account WhatsApp Business usati per vendere fucili ad alta potenza, lanciagranate e altre attrezzature militari. Molti dei prodotti in vendita risultano di origine americana o occidentale, e alcuni portano la dicitura “Proprietà del governo statunitense” o il marchio NATO.

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Il rapporto non specifica chi siano gli acquirenti, ma il prezzo elevato di molte armi — con fucili venduti anche a 10.000 dollari — fa ipotizzare che i clienti siano altri gruppi militanti armati. Sia X che Meta (proprietaria di WhatsApp) proibiscono il traffico di armi, ma secondo TTP i sistemi di controllo interni risultano inefficaci.

X e WhatsApp hanno politiche contro la vendita di armi, ma permettono a trafficanti legati a un gruppo terroristico designato dagli Stati Uniti di operare sulle loro piattaforme”, ha dichiarato Katie Paul, direttrice del TTP, al Guardian. “In alcuni casi, le aziende potrebbero anche trarre profitto da queste attività che violano le loro stesse regole”.

Più della metà degli account su X individuati dal TTP indicava come località Sana'a, capitale yemenita sotto controllo Houthi, e pubblicava contenuti di propaganda filo-Houthi. Alcuni postavano foto di armi con simboli degli Houthi, accompagnati da slogan estremisti.

Diversi profili erano abbonati a X Premium, un servizio a pagamento che consente di pubblicare contenuti video estesi. Uno di questi ha diffuso un video di “unboxing” di una M249 SAW, mitragliatrice leggera dell’esercito americano. Alcuni utilizzavano anche la funzione “tip”, che consente di ricevere donazioni.

X afferma di vietare l’uso della piattaforma da parte di persone che promuovono attività legate al terrorismo o violazioni gravi delle leggi internazionali. Inoltre, le regole interne vietano l’accesso ai servizi premium da parte di gruppi terroristici designati.

Anche WhatsApp Business veniva sfruttato attraverso la funzione “catalogo”, usata per mostrare una vera e propria vetrina di armi. Un account, ad esempio, proponeva pistole, tra cui una Glock con una custodia personalizzata raffigurante il Lincoln Memorial, la Casa Bianca e un soldato dell’epoca coloniale, accompagnati dalla frase “Preservare, Proteggere, Difendere”.

Un portavoce di WhatsApp ha confermato al Guardian che, se vengono individuati account legati a organizzazioni terroristiche, questi vengono bloccati. Due profili segnalati dalla testata sono stati effettivamente rimossi. La piattaforma ha anche precisato di non aver tratto alcun profitto dai contatti coinvolti.

Secondo TTP, gran parte degli account X e WhatsApp legati ai trafficanti affiliati agli Houthi sono stati creati dopo i licenziamenti di massa che hanno colpito sia Meta che X negli ultimi due anni, colpendo in particolare i reparti di sicurezza e moderazione.