G20, Meloni in contatto con Trump sul piano per l'Ucraina: apertura a modifiche e confronto europeo
A Johannesburg si chiude il primo G20 ospitato in Africa, mentre a migliaia di chilometri di distanza, a Ginevra, si discute del futuro dell’Ucraina in un tavolo che riunisce delegazioni americane, europee e ucraine. Giorgia Meloni segue da vicino ogni sviluppo, in costante dialogo con il suo consigliere diplomatico Fabrizio Saggio, rappresentante italiano al summit.
Terminata la sessione del G20, la premier ha incontrato la stampa nell’hotel della delegazione italiana per fare il punto della situazione, prima di ripartire verso Luanda, in Angola, dove partecipa al vertice Ue–Unione africana.
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Al centro dell’attenzione c’è il piano in 28 punti firmato da Donald Trump, che negli ultimi giorni ha sollevato perplessità in diverse capitali europee. Meloni lo considera comunque la base da cui partire: non una proposta da respingere, ma un documento su cui «concentrarsi, evitando dispersioni di tempo ed energie».
La premier conferma una «telefonata abbastanza lunga» con l’ex presidente statunitense, durante la quale ha registrato «una disponibilità a rivedere» alcune parti del piano. Allo scambio hanno preso parte anche il presidente finlandese Alexander Stubb. Meloni spiega che gli sherpa riuniti a Ginevra stanno lavorando proprio in questa direzione.
Da Ginevra arrivano segnali incoraggianti anche dal fronte americano: il segretario di Stato Marco Rubio riferisce di aver avuto «l’incontro più produttivo» finora con il negoziatore ucraino Andrij Yermak, annunciando che i colloqui proseguiranno nelle ore successive.
Meloni richiama l’Unione europea a «una prova di maturità» e rivendica i risultati ottenuti sul terreno: «Abbiamo costruito la deterrenza che oggi permette di parlare di pace». Nella bozza statunitense vede elementi utili, soprattutto sul tema delle garanzie di sicurezza, dove è indicato un impegno diretto degli Stati Uniti sul modello dell’articolo 5 della NATO, linea sostenuta da tempo dall’Italia.
Insieme ai partner europei, l’Italia considera la proposta Trump «un punto di partenza» da migliorare. Al summit dei cosiddetti “volenterosi”, riuniti a margine del G20, i Paesi partecipanti hanno ribadito che «i confini non devono essere modificati con la forza» e hanno espresso «preoccupazione per i limiti proposti alle forze armate ucraine», giudicati troppo penalizzanti per la sicurezza di Kiev.
Sul fronte interno, Meloni minimizza le differenze con il vicepremier Matteo Salvini, specie sugli aiuti all’Ucraina: «Non siamo una caserma, il confronto serve anche a me». Sulla questione della corruzione in Ucraina, ammette che il tema pesa nel dibattito pubblico europeo, ma riconosce che «Kiev ha dimostrato di avere gli anticorpi». E aggiunge che Salvini «dice una cosa corretta» quando richiama l’uso rigoroso dei fondi italiani.
Quanto al programma Purl, che prevede l’acquisto di armi statunitensi da inviare all’Ucraina, la premier chiarisce che l’Italia «non ha una deadline» e che al momento è impegnata su altre priorità, tra cui un nuovo pacchetto di aiuti.
Il giudizio su Mosca resta netto: Meloni ribadisce di ritenere che Vladimir Putin «non abbia una reale volontà di chiudere la guerra» e sostiene che «questo bluff vada verificato». Aggiunge che spetta alla Russia «dare un segnale concreto» per avviare un percorso verso la pace, a partire da un cessate il fuoco che fermi i bombardamenti sulle infrastrutture civili.
La diplomazia resta in movimento continuo: «Tutti parlano con tutti», osserva la premier, anticipando un nuovo punto di confronto in serata in base a quanto emergerà da Ginevra. Prima del vertice Ue–Unione africana è previsto un coordinamento con i leader europei, mentre martedì si terrà una nuova riunione della coalizione dei volenterosi in videocollegamento.