Nuovi segnali di intesa tra Ucraina e Stati Uniti mentre l'Europa prepara una controproposta al piano Trump
I contatti tra Ucraina e Stati Uniti registrano avanzamenti rilevanti nel percorso verso un possibile accordo di pace con la Russia, mentre l’Europa definisce un proprio progetto alternativo al piano Trump. Il confronto tra Kiev e Washington, tenutosi a Ginevra, viene descritto come produttivo da entrambe le parti.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky parla di risultati “sostanziali”, sottolineando che “molte cose stanno cambiando” e che il lavoro diplomatico procede in modo accurato per arrivare alla fine del conflitto. Sui social, il leader ucraino esprime riconoscenza per il sostegno ricevuto dagli Stati Uniti, disinnescando le tensioni generate da un messaggio di Donald Trump su Truth Social, in cui lamentava scarsa gratitudine da parte di Kiev.
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Zelensky ribadisce di essere “personalmente grato” al presidente americano e richiama la centralità di una pace affidabile, con garanzie di sicurezza e rispetto per chi ha difeso l’Ucraina. La giornata dei colloqui comprende anche incontri con il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Friedrich Merz e i premier di Canada, Croazia e Lussemburgo. Rimane sullo sfondo la possibilità di nuovi contatti diretti con Trump.
Per Washington, il bilancio dei colloqui è illustrato dal segretario di Stato Marco Rubio, che definisce l’incontro “molto positivo”. La Casa Bianca punta a ottenere il via libera ucraino al piano entro giovedì 27 novembre, data simbolica in coincidenza con il Giorno del Ringraziamento. “L’importante è che l’accordo arrivi in fretta, perché la gente muore”, afferma Rubio.
Secondo fonti americane, il piano iniziale include punti considerati inaccettabili da Kiev, ma Rubio assicura che il documento è in evoluzione e può essere modificato grazie ai contributi delle parti. Una volta trovata un’intesa con l’Ucraina, la proposta verrebbe presentata alla Russia.
Parallelamente, anche l’Europa sta definendo una propria proposta in 24 punti. Secondo quanto riportato dalla Cnn, il testo è ancora fluido e ha l’obiettivo di influenzare la versione americana attraverso un dialogo diplomatico continuo.
Le differenze tra il piano europeo e quello statunitense sono numerose. Nella bozza Ue i riferimenti all’esclusione della presenza Nato in Ucraina risultano meno rigidi rispetto al documento americano, che vieta apertamente qualsiasi dispiegamento dell’Alleanza. L’Europa, invece, non prevede un impegno permanente ma non chiude del tutto all’eventuale adesione futura di Kiev, anche se tra i paesi membri non c’è una posizione comune.
Le garanzie di sicurezza rappresentano un nodo centrale. L’Europa propone un meccanismo simile all’articolo 5 della Nato in caso di un nuovo attacco russo. Inoltre, la proposta europea non menziona concessioni territoriali, mentre Washington considera già russe e riconosciute come tali Crimea, Donetsk e Luhansk. Kiev non dovrebbe inoltre ritirarsi dalle città che controlla nel Donbass. L’Ue chiede un cessate il fuoco prima di discutere eventuali scambi territoriali, fissando l’attuale linea del fronte come base negoziale.
Dopo un accordo di pace, Bruxelles ipotizza un percorso per revocare progressivamente le sanzioni contro Mosca e valutare un ritorno della Russia nel formato G8.
Un altro punto di distanza riguarda le elezioni in Ucraina. Per gli Stati Uniti il voto deve tenersi entro 100 giorni dalla fine della guerra, mentre l’Europa sostiene che debba avvenire il prima possibile dopo la firma dell’accordo, senza una scadenza rigida.
Il documento europeo non cita investimenti congiunti russo-americani, ma pone l’accento sui danni provocati dalla Russia e sul meccanismo di risarcimento attraverso i beni russi congelati. Sul fronte militare, il piano Trump prevede un esercito ucraino di 600mila unità, considerato insufficiente dall’Europa, che fissa il fabbisogno a circa 800mila soldati in tempo di pace.
Infine, la proposta europea prevede che la centrale nucleare di Zaporizhzhia venga affidata all’Agenzia internazionale per l’energia atomica, con una ripartizione dell’energia prodotta tra Ucraina e Russia.