Francesco Totti e l'addio alla Roma: un anno di tensioni, promesse mancate e ricordi azzurri

francesco totti

Francesco Totti torna a raccontare il suo ultimo anno alla Roma, una stagione segnata da incomprensioni e scelte che ancora oggi pesano. Ospite di Alessandro Cattelan nel podcast Supernova, l’ex capitano ha ripercorso quei mesi difficili, tra aspettative tradite e la sensazione di essere arrivato alla fine non per sua decisione.

Totti ha ricordato come a inizio stagione gli fosse stato detto che avrebbe scelto lui quando smettere. Con il passare dei mesi, però, la situazione è cambiata: «Quando la stagione stava finendo, mi dissero che sarebbe stato il mio ultimo derby». Un colpo inatteso per chi, come lui, aveva immaginato un epilogo diverso.

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Parlando del clima intorno alla squadra, l’ex numero 10 ha spiegato quanto si sentisse sotto osservazione: «In Italia quando arrivi a 36 o 37 anni per molti non ti reggi più in piedi. In quel periodo non stavo bene, non fisicamente ma per ciò che c’era intorno. Sembrava che giocassi contro tutto». Nonostante le difficoltà, Totti ha sottolineato come riuscisse ancora a cambiare le partite: «Forse era la preparazione, forse la squadra, forse la mia bravura, ma ribaltavo sempre il risultato».

Uno sguardo al passato ha riportato Totti anche ai ricordi con la Nazionale. Nonostante la recente vittoria dell’Italia per 2-0 in Moldavia, il rapporto tra tifosi e squadra resta complicato. Totti ha ricordato la forza della sua generazione: «Ogni club di Serie A aveva almeno uno o due campioni, anche il più debole. Quando ci ritrovavamo in Nazionale c’era grande amicizia, anche se la settimana prima eravamo avversari». Il clima nello spogliatoio, ha ammesso, è ciò che manca di più una volta appesi gli scarpini al chiodo.

Non poteva mancare una battuta sul Var, che Totti ha criticato con ironia: «È una perdita di tempo. Segni un gol e non sai se è valido, aspetti cinque minuti… nel frattempo fai un aperitivo e loro ancora controllano». E scherzando ha aggiunto: «Inzaghi col Var avrebbe fatto 50 gol e non 250, almeno la metà li ha fatti con la testa avanti».