Giorgio Forattini, morto il maestro delle vignette che hanno segnato la satira politica italiana
È scomparso a 94 anni a Milano Giorgio Forattini, disegnatore e giornalista considerato uno dei protagonisti della satira politica del Novecento. Le sue vignette, pubblicate per la prima volta in prima pagina con continuità quotidiana, hanno cambiato il rapporto tra stampa, potere e ironia, contribuendo a definirlo per decenni come il “re della satira”.
Dal 1973 i suoi disegni hanno accompagnato la cronaca politica su testate come Paese Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Giornale, QN, L’Espresso e Panorama. La notizia della morte è stata diffusa proprio da Il Giornale, uno degli ultimi quotidiani con cui aveva collaborato.
Nato a Roma il 14 marzo 1931, Forattini si diplomò al classico e frequentò sia Architettura sia l’Accademia di Teatro. Prima di arrivare al giornalismo, lavorò come operaio, rappresentante commerciale e dirigente nel settore discografico, occupandosi anche della produzione di cataloghi musicali tra Italia e Stati Uniti. Tra il 1967 e il 1970 entrò nel mondo della pubblicità come illustratore e copywriter, firmando campagne per Fiat e Alitalia.
A quarant’anni il passaggio decisivo: vinse un concorso per disegnatori e iniziò a lavorare a Paese Sera come grafico impaginatore, pubblicando nel 1973 le prime vignette di satira politica. Nel 1974 apparve la famosa vignetta sul referendum per il divorzio, con il tappo di champagne raffigurato con le sembianze di Amintore Fanfani: un’immagine che ne segnò l’affermazione nazionale.
Nel 1975 Feltrinelli raccolse le sue opere in “Referendum Reverendum”, diventato in breve un successo editoriale. A fine anno Forattini partecipò alla nascita di La Repubblica, disegnando quotidianamente la vignetta in prima pagina e creando nel 1978 l’inserto satirico “Satyricon”. Furono anni di grande produzione e sperimentazione, con la direzione per alcuni mesi anche del settimanale Il Male.
Nel 1982 passò a La Stampa, dove oltre alla vignetta quotidiana contribuì al restyling grafico del giornale. Lavorò poi di nuovo per La Repubblica, per L’Espresso e per Panorama fino al 2009. A seguito di una querela per una vignetta su Massimo D’Alema, Forattini lasciò La Repubblica nel 1999 e collaborò per anni con altre testate, tra cui Il Giornale e QN.
Nel corso della sua carriera ha pubblicato oltre diecimila vignette e 55 libri, vendendo più di tre milioni di copie. Tra i riconoscimenti, il Premiolino, il Premio di satira di Forte dei Marmi, il Premio Hemingway e l’Ambrogino d’oro del Comune di Milano.
La sua ironia, spesso tagliente e graffiante, ha suscitato reazioni contrastanti. Molte sue vignette hanno provocato polemiche, denunce e discussioni pubbliche, rendendo Forattini una figura centrale nel dibattito sul limite e la libertà della satira. Bersagli prediletti furono i leader politici italiani di tutti gli schieramenti, rappresentati attraverso caricature memorabili e riconoscibili.
Nelle sue ultime pubblicazioni, tra cui “Il Forattone. 1973-2015” e “Arièccoci. La Storia si ripete”, ha ripercorso oltre quarant’anni di politica italiana attraverso il filtro dell’ironia. Il suo ultimo libro, “Abbecedario della politica” (2017), spiegava il processo creativo dietro la nascita di una vignetta.