Uto Ughi attacca la nomina di Beatrice Venezi: 'Le manca il curriculum e la statura per dirigere la Fenice

Il celebre violinista Uto Ughi entra nel dibattito sulla nomina di Beatrice Venezi come direttrice musicale del Teatro La Fenice, contestando con fermezza le critiche mosse da parte delle maestranze. «Nella musica classica non esistono categorie come uomo, donna, giovane o meno giovane: contano solo talento e curriculum», afferma Ughi, sottolineando come la questione sia tecnica e non ideologica.
Secondo Ughi, sono molti i giovani talenti che non ricevono opportunità di rilievo in Italia e sono costretti a emigrare per costruire una carriera. «Se davanti a loro si pone un direttore che al momento non ha la statura per il ruolo, è comprensibile che si protesti», aggiunge il maestro 84enne.
Tre settimane di polemiche
La posizione di Ughi arriva dopo quasi tre settimane di tensioni, scioperi annunciati e attacchi incrociati tra la direzione del teatro e i sindacati interni. La nomina di Venezi — appoggiata dal sovrintendente Nicola Colabianchi e dal sindaco Luigi Brugnaro — è contestata dai musicisti, che ritengono il suo profilo non all’altezza degli standard richiesti per un teatro come la Fenice.
Pur riconoscendo che il ruolo richiederebbe figure di prestigio, Ughi respinge le accuse di sessismo o discriminazione: «È un fatto di competenza». Ribadisce inoltre che altre direttrici del passato non hanno suscitato reazioni analoghe, rafforzando così la sua tesi che la discussione dovrebbe concentrarsi su meriti e curriculum.
La nomina e lo scontro con le maestranze
Beatrice Venezi, classe 1990 e già attiva come direttore ospite in teatri internazionali, è finita al centro della bufera: da un lato chi la vede come simbolo di innovazione e apertura al rinnovamento, dall’altro chi la considera inesperta per la direzione artistica di un teatro di rilievo come la Fenice.
I sindacati hanno proclamato uno sciopero per il 17 ottobre, in coincidenza con la prima del “Wozzeck” di Alban Berg, in segno di protesta contro la nomina. Colabianchi e Brugnaro replicano sostenendo che la scelta valorizza un profilo giovane e mediatico, capace di attrarre interesse e sponsor.
Un confronto inevitabile
Lo scontro ruota attorno a due prese di posizione radicali: i professionisti che invocano qualità, esperienza e prestigio per una nomina di rilievo; e chi, invece, difende l’idea di un teatro che guardi anche alle nuove generazioni. Ughi, da parte sua, sembra voler riportare la discussione in campo tecnico, chiedendo che le scelte artistiche non siano decise in base al coinvolgimento mediatico ma alla credibilità professionale.
Nel frattempo, la vertenza rimane aperta: la Fenice, l’orchestra e la direzione sono al centro di un confronto che promette di avere implicazioni non solo artistiche, ma anche istituzionali e sociali.