Omicidio Charlie Kirk, il procuratore chiede la pena di morte per Tyler Robinson: i messaggi e la confessione

Pena di morte. È la richiesta avanzata dal procuratore distrettuale Jeff Gray nei confronti di Tyler Robinson, il 22enne accusato dell’omicidio di Charlie Kirk, attivista conservatore di 31 anni ucciso il 10 settembre 2025 durante un evento alla Utah Valley University.
“Presenterò l’atto per richiedere la pena di morte. Non prendo questa decisione alla leggera, ma in piena autonomia, basandomi sulle prove disponibili, sulle circostanze e sulla natura del reato”, ha dichiarato Gray. Nel corso della prima udienza virtuale, il giudice Tony F. Graf ha stabilito che Robinson resti in carcere senza cauzione. Collegato in video dal carcere della contea, il giovane si è limitato a confermare le proprie generalità, senza mostrare emozioni. Secondo il Washington Post, indossava uno speciale giubbotto antisUICIDIO. La prossima udienza è fissata per il 29 settembre.
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Robinson è formalmente accusato di omicidio aggravato, ostruzione alla giustizia, lesioni personali gravi da arma da fuoco, indebite pressioni su testimoni e di un reato violento commesso alla presenza di un minore.
Il procuratore ha ricostruito il contesto familiare del 22enne, sottolineando come negli ultimi mesi si fosse avvicinato a posizioni politiche progressiste, sostenendo i diritti della comunità LGBTQ+. Robinson frequentava un compagno di stanza in transizione di genere, circostanza che avrebbe generato tensioni soprattutto con il padre, dalle opinioni politiche opposte.
In una conversazione precedente alla sparatoria, Robinson aveva menzionato l’evento di Kirk alla UVU. Il 10 settembre, poco prima dell’attacco, scrisse al coinquilino: “Lascia perdere, guarda sotto la mia tastiera”. Sotto la tastiera venne trovato un biglietto con la frase: “Ho avuto l’opportunità di eliminare Charlie Kirk e lo farò”. La polizia ha sequestrato anche una foto del biglietto. Alla risposta incredula del compagno di stanza, Robinson non negò le intenzioni.
Dopo l’omicidio, il 22enne avrebbe inviato altri messaggi al partner: “Ne avevo abbastanza del suo odio. Con certi tipi di odio non si può negoziare”. Nei documenti depositati in tribunale si legge che Robinson pianificava l’omicidio da oltre una settimana.
La ricostruzione della sparatoria conferma che, circa 15 minuti dopo l’inizio dell’evento, Kirk stava rispondendo a una domanda sulle sparatorie di massa quando un colpo lo raggiunse al collo. È crollato a terra immediatamente. Il proiettile ha sfiorato altre persone, tra cui la stessa persona che aveva posto la domanda. Alcuni bambini erano presenti vicino al palco. Kirk è stato trasportato in ospedale, dove è deceduto poco dopo.
Il giorno successivo, l’11 settembre, Robinson si è presentato spontaneamente all’ufficio dello sceriffo della contea di Washington accompagnato dai genitori e da un amico di famiglia. Decisivo l’intervento della madre, che aveva riconosciuto la somiglianza tra il figlio e l’assassino mostrato in TV. Dopo averlo contattato, Robinson disse di essere a casa malato nei giorni della sparatoria, ma i genitori, insospettiti, hanno insistito.
Il padre gli chiese di inviare una foto del fucile, ma il ragazzo non rispose. In seguito, durante un confronto familiare, Robinson lasciò intendere di volersi togliere la vita e confessò di aver sparato a Charlie Kirk. “Non posso andare in prigione, volevo solo chiudere questa storia”, avrebbe detto. Alla domanda sul motivo del gesto, il 22enne spiegò: “C’è troppa malvagità e quell’uomo diffondeva troppo odio”.