Trump reintroduce il divieto di ingresso negli Stati Uniti per 12 Paesi: motivazioni, Paesi coinvolti ed eccezioni
Il ritorno delle restrizioni di Trump scuote l'immigrazione americana: con un nuovo decreto, 12 Paesi sono nuovamente soggetti a divieti di ingresso negli Stati Uniti. Motivazioni di sicurezza e controlli più severi guidano questa decisione, che coinvolge nazioni specifiche e alcune eccezioni. Scopriamo insieme i dettagli di questa mossa politica che potrebbe avere ripercussioni globali e influenzare le future politiche di immigrazione.

WASHINGTON, 5 giugno 2025 – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha firmato una nuova proclamazione che vieta l'ingresso nel Paese ai cittadini di 12 nazioni, citando motivi di sicurezza nazionale e carenze nei processi di controllo dei visti. La misura, che entrerà in vigore lunedì 9 giugno alle 00:01 ora locale, prevede anche restrizioni parziali per altre 7 nazioni.
Secondo la Casa Bianca, il provvedimento mira a proteggere gli Stati Uniti da potenziali minacce terroristiche e da individui che potrebbero sfruttare le leggi sull'immigrazione per scopi malevoli. La decisione fa seguito a un recente attacco incendiario a Boulder, Colorado, attribuito a un cittadino egiziano con visto scaduto. Nonostante l'Egitto non sia incluso nella lista, l'episodio ha rafforzato la determinazione dell'amministrazione a rafforzare i controlli.
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Paesi soggetti a divieto totale di ingresso:
- Afghanistan
- Myanmar (Birmania)
- Chad
- Repubblica del Congo
- Guinea Equatoriale
- Eritrea
- Haiti
- Iran
- Libia
- Somalia
- Sudan
- Yemen
Paesi soggetti a restrizioni parziali:
- Burundi
- Cuba
- Laos
- Sierra Leone
- Togo
- Turkmenistan
- Venezuela
Le restrizioni parziali possono includere limitazioni su determinati tipi di visti, controlli di sicurezza aggiuntivi e requisiti documentali più rigorosi.
Esenzioni previste:
- Residenti permanenti legali negli Stati Uniti
- Atleti che partecipano a eventi sportivi internazionali, come la Coppa del Mondo FIFA 2026 o le Olimpiadi del 2028
- Detentori di visti speciali, come gli afgani che hanno collaborato con le forze statunitensi
- Doppi cittadini con passaporto di un Paese non incluso nel divieto
- Diplomatici e funzionari governativi in missione ufficiale
Il Segretario di Stato ha inoltre la facoltà di concedere esenzioni caso per caso, se l'ingresso dell'individuo è ritenuto di interesse nazionale per gli Stati Uniti.
La decisione ha suscitato reazioni contrastanti. Il governo della Somalia ha espresso la volontà di collaborare con gli Stati Uniti per affrontare le preoccupazioni sulla sicurezza. Al contrario, il Ministro degli Interni venezuelano, Diosdado Cabello, ha dichiarato che "essere negli Stati Uniti rappresenta un grande rischio per chiunque, non solo per i venezuelani".
Negli Stati Uniti, diversi esponenti democratici hanno criticato la misura. La deputata Pramila Jayapal ha affermato che il divieto "non farà che isolarci ulteriormente sulla scena mondiale". Il deputato Don Beyer ha accusato Trump di aver "tradito" gli ideali dei padri fondatori degli Stati Uniti.
Organizzazioni per i diritti umani, come Amnesty International USA e Human Rights First, hanno definito il divieto "discriminatorio" e "crudele", sottolineando l'impatto negativo su comunità già vulnerabili.
Il nuovo divieto richiama il "Muslim Ban" del 2017, quando Trump impose restrizioni di viaggio a cittadini di diversi Paesi a maggioranza musulmana. Quella misura fu oggetto di numerose contestazioni legali e proteste, ma fu infine confermata dalla Corte Suprema nel 2018. Il presidente Joe Biden revocò il divieto nel 2021, definendolo "una macchia sulla nostra coscienza nazionale".
Con questa nuova proclamazione, l'amministrazione Trump rafforza la sua posizione sull'immigrazione, evidenziando la necessità di proteggere gli Stati Uniti da potenziali minacce esterne.