Dazi USA, pressing internazionale: oltre 50 paesi chiedono a Trump di negoziare

Oltre 50 paesi hanno contattato la Casa Bianca per avviare negoziati sui dazi annunciati dal presidente Donald Trump. Le tariffe del 10%, le più basse, sono entrate in vigore sabato 5 aprile, mentre quelle più alte, compresi i dazi del 20% contro l’Unione Europea e l’Italia, scatteranno ufficialmente mercoledì 9 aprile.
A Washington si registrano segnali divergenti sulla reale disponibilità di Trump a rivedere le misure. Kevin Hassett, direttore del National Economic Council, ha dichiarato ad ABCNews che oltre 50 nazioni hanno contattato l’amministrazione per aprire un dialogo. Una posizione confermata da Brooke Rollins, segretaria all’Agricoltura, che alla CNN ha parlato di “linee infuocate” alla Casa Bianca. Secondo Hassett, i paesi colpiti vogliono negoziare perché consapevoli del peso economico che dovranno sostenere.
Il segretario al Commercio Howard Lutnick, intervistato da CBS, ha precisato che i dazi al 10% resteranno in vigore “per giorni e settimane” e ha ribadito che il presidente intende “resettare il commercio globale”. Alla domanda su eventuali modifiche a breve termine, Lutnick ha risposto che Trump intende proteggere le aziende che investono negli Stati Uniti.
Il tema sarà affrontato anche nel primo incontro diretto di Trump con un leader straniero da quando sono stati annunciati i dazi. A Washington arriva infatti il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che discuterà anche delle tariffe del 17% imposte su Israele. Netanyahu vedrà Lutnick e parteciperà a un incontro allargato con membri dell’amministrazione, tra cui l’inviato speciale per il Medio Oriente Steve Witkoff.
L’Unione Europea, colpita dalle misure, conferma la volontà di negoziare. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen, durante un colloquio con il premier britannico Keir Starmer, ha espresso “profonda preoccupazione” per i dazi e per i danni che causano, anche alle economie più fragili. Pur riconoscendo che si tratta di un passaggio strategico per gli Stati Uniti, ha ribadito che l’UE è pronta a difendere i propri interessi con contromisure proporzionate.