La mascherina che protegge dal virus: come sceglierla

Il Coronavirus si è fatto strada nel mondo e in breve tempo ha apportato cambiamenti piccoli e grandi nello stile di vita della gente. Ciascuno ha dovuto fare i conti con le misure restrittive delle varie fasi, stabilite per coordinare indagini, statistiche, contenimento del contagio e cura dei pazienti nelle strutture adibite.
Tra i fortunati ci sono le persone che hanno dovuto “semplicemente” limitare i contatti sociali, organizzare il lavoro in rete e rivedere le proprie abitudini per non incorrere nel rischio di contagio. Tutti, comunque, hanno acquisito una certa esperienza nell'utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, in primis: le mascherine.
Qui, dunque, non ci si riferisce ad un simpatico diminutivo delle maschere pirandelliane. Tutt'altro, è risaputo! Sebbene ce ne siano ormai di ogni tessuto e colore, la scelta non dipende dal gusto né dalle mode della stagione in corso: bisogna scegliere per poter prevenire e proteggersi dal contagio.
Dando un'occhiata alle mascherine protettive su Mask Haze, uno dei portali che in Italia si occupa di informare e vendere dispositivi di protezione, si è avvantaggiati proprio in questa fase delicata in cui si opta per la propria mascherina. Il blog in questione, ad esempio, propone mascherine FFP2 in grado di filtrare il 92% delle particelle, potenzialmente contagiose.
Quale mascherina utilizzare
E' talmente importante utilizzare le mascherine che il Governo ha previsto quasi da subito sgravi fiscali sull'acquisto di questi dispositivi di protezione. Bisogna quindi conoscere quelle in commercio e scegliere quelle adatte all'obiettivo.
Il grado di efficienza delle mascherine dipende da una complessità di fattori, innanzitutto: il livello di filtrazione, il materiale con cui è stata prodotta e la vestibilità sul volto di chi la indosserà.
Il livello di filtrazione è correlato alla qualità del materiale filtrante e al numero di strati di cui è costituita la mascherina. La vestibilità può variare notevolmente in quanto dipende dalle modalità di fissaggio (anelli applicati dietro le orecchie, fascette che girano intorno al capo; nasello che si modella sul naso).
Inoltre, la resistenza che la maschera possiede nell'assorbire l’umidità dell’aria espirata stabilirà il tempo limite in cui questa mantiene le sue prestazioni.
La distinzione sostanziale, tra i diversi tipi di mascherine in commercio, è quella esistente tra: mascherine di comunità, mascherine chirurgiche e mascherine di protezione: si va da un livello base di prevenzione per il contenimento del contagio, passando per le mascherine “altruiste”, per giungere ad un livello di filtraggio del 98% delle particelle (potenzialmente infette).
Secondo l’ordinanza della Regione Lombardia, anche con sciarpe e foulard possono essere usati a protezione di naso e bocca, per chi non avesse a disposizione una mascherina.
In mancanza di altro sono utili per ridurre il rischio di trasmissione del virus, nonostante il loro potere filtrante sia infinitesimamente meno efficace della più semplice mascherina chirurgica di carta.
La capacità protettiva è determinata dallo spessore del tessuto, più è spesso più aumenta la protezione nella fondamentale azione di creare una barriera che copra naso e bocca dall’esterno.
Appartengono alla categoria delle mascherine in tessuto lavabili e riutilizzabili che non hanno ottenuto la certificazione di presidio medico ma riconosciute nel vantaggio economico a lungo raggio del loro utilizzo.
Uso della mascherina giusta per evitare “egoismi”
Assolutamente sconsigliate alla popolazione sono le mascherine con la valvola: FFP2, FFP3 e N95, perché rilasciano il virus all’esterno attraverso la valvola di esalazione, che come scopo hanno l’agevolazione della respirazione di chi ha bisogno di indossarla per molte ore di seguito.
Questo tipo di dispositivo di protezione deve essere usato solo dalle persone sottoposte tutti i giorni ad un’estrema esposizione al virus e ad un’alta possibilità di contagio.
I medici, il personale infermieristico degli ospedali e i soccorritori del 118, soprattutto nei reparti di terapia intensiva, la utilizzano per assicurarsi di chiudere completamente le possibilità di scambio con l'esterno per naso e bocca.
In ospedale sarebbe preferibile avere a disposizione la FFP3 (capacità filtrante al 99%, adatta per situazioni ad alto rischio). Il suo utilizzo è da evitare da chi lavora a contatto con gli alimenti o in uffici aperti al pubblico.
Questo principio è affermato proprio dagli esperti, i quali sconsigliano di usare le FFP2 e FFP3 per la popolazione, come confermato proprio dalle parole della famosa infettivologa Gloria Taliani, che riportiamo qui:
"E' una forma di egoismo perché queste mascherine sono protettive solo per chi le porta. Quindi è giusto che vengano indossate dai medici che sono più a rischio ma chi le indossa per strada - a meno che non abbia patologie respiratorie gravi come la bronchite cronica ostruttiva o patologie polmonari croniche - non protegge gli altri perché la valvola ha un flusso monodirezionale, cioè filtra solo ciò che entra dentro la maschera e non quello che esce. Questo significa che se chi la indossa è già infettato, il suo respiro può arrivare agli altri e contagiarli".
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