Dai pionieri ai nuovi spazi indipendenti collaborare diventa il mantra del contemporaneo per esperienze che restituiscono un senso collettivo alla creatività
«S i fa sempre più strada la convinzione che l’esperienza individuale può essere formidabile per l’individuo, ma se non ha anche un valore per la collettività, di questa esperienza non resta niente. Einstein disse: un uomo vale per quello che dà, non per quello che prende. La vita della collettività, intesa come insieme di individui, è logicamente più lunga di una singola vita individuale» scriveva Bruno Munari nel 1975 nel foglio Dall’individualismo al collettivismo. Mostre d’arte: Yayoi Kusama, la ricerca dell’infinito come arte trascendente X Leggi anche › La mostra su Bruno Munari e gli altri eventi da non perdere Dopo la guerra erano emersi gruppi che rispondevano al bisogno di rifondare il linguaggio artistico su nuovi presupposti: ma furono gli anni ’60 e ’70 a segnare la piena affermazione del collettivo come laboratorio di pratiche condivise. 🔗 Leggi su Iodonna.it
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