Sequestro Cristina Mazzotti le difese degli imputati | Non fu ’ndrangheta
Eupilio (Como), 16 ottobre 2025 – “Quello di Cristina Mazzotti non fu un sequestro di persona riconducibile alla ‘ ndrangheta. È stato organizzato da un gruppo lombardo-piemontese, non c’è mai stato utilizzo di manovalanza calabrese”. L’udienza di ieri del processo sul sequestro e omicidio della diciottenne sequestrata a Eupilio la sera del 30 giugno 1975, è stata dedicata alle difese di due dei tre imputati, Giuseppe Calabrò, 75 anni, e Antonio Talia, 73 anni, accusati di avere materialmente sequestrato la ragazza, poi consegnata ai carcerieri che l’avevano fatta morire. Cristina Mazzotti, un parco a Erba e l’aula del liceo Carducci a Milano per non dimenticare Pier Massimo Marrapodi, codifensore di Calabrò, ha insistito sull’impossibilità di mettere in relazione con il suo assistito la descrizione fornita dai due amici che erano con Cristina quella sera, Carlo Galli ed Emanuela Lusari: “Avevano la testa abbassata – ha detto ricordando la testimonianza, soprattutto di Galli - non potevano vedere chi guidava, e quando alzavano lo sguardo era solo per guardare all’esterno. 🔗 Leggi su Ilgiorno.it
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