Manovra 2026, emendamenti chiave: imposta sui contanti, sanatorie edilizie e nuovo bonus per le scuole paritarie

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Nella fase finale della Manovra 2026 emergono gli emendamenti segnalati dai gruppi parlamentari, con Fratelli d’Italia che ne indica 123 tra proposte fiscali, patrimoniali e interventi sul territorio.

Tra gli emendamenti di maggiore rilievo, FdI conferma quello firmato da Lucio Malan che stabilisce che le riserve auree gestite e detenute dalla Banca d’Italia siano di proprietà dello Stato. Nel pacchetto figurano anche quattro proposte di sanatoria edilizia, due delle quali riferite alla Campania.

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Il partito di maggioranza segnala inoltre l’introduzione di un’imposta di 500 euro sui pagamenti in contanti compresi tra 5.001 e 10.000 euro per l’acquisto di beni o servizi. Resta sul tavolo anche la proposta della tassa da 2 euro sulle piccole spedizioni provenienti da Paesi extra Ue.

Dal fronte di Forza Italia arriva un emendamento, a prima firma Claudio Lotito, che prevede la riduzione delle sanzioni per ritardati pagamenti contributivi. La modifica alla legge 388 del 2000 abbasserebbe la maggiorazione aggiuntiva al tasso ufficiale di riferimento da 5,5 a 3,5 punti in caso di mancato o tardivo versamento. La stessa riduzione verrebbe applicata anche per chi regolarizza spontaneamente la propria posizione entro dodici mesi.

Se il pagamento in unica soluzione avviene entro novanta giorni dalla denuncia, la sanzione scenderebbe da 7,5 a 4,5 punti. Tra le proposte degli azzurri figura anche un bonus da 1.500 euro per consentire ai figli delle famiglie con Isee sotto i 30.000 euro di frequentare le scuole paritarie. Il buono, erogabile a partire dal prossimo anno, riguarderebbe studenti delle scuole secondarie di I grado e del primo biennio delle scuole di II grado paritarie, con una distribuzione basata su scaglioni inversamente proporzionali al reddito.

La misura, dal valore complessivo di 20 milioni di euro annui, sarebbe aggiuntiva rispetto agli eventuali contributi regionali fino a un massimo di 5 milioni di euro, e verrebbe finanziata tramite una riduzione del fondo per interventi strutturali di politica economica.

Tra le coperture segnalate compare anche la proposta della Lega, firmata dai senatori Testor e Dreosto, che punta alla cessione delle quote italiane nel MES per reperire risorse destinate al fondo taglia-tasse. L’intervento prevede un incremento di 5 miliardi l’anno dal 2026 al 2028, per un totale di 15 miliardi, compensato con la vendita della partecipazione italiana al Meccanismo Europeo di Stabilità.

L’Italia detiene il 17,79% del capitale sottoscritto del MES, pari a circa 125,3 miliardi di euro, di cui 14,3 miliardi effettivamente versati. Una quota che colloca il Paese al terzo posto tra i maggiori contributori dopo Germania e Francia.