Stipendi Bloccati nelle Basi Usa in Italia: Oltre 4.000 Lavoratori a Rischio

stipendi bloccati

Oltre 4mila lavoratori italiani impiegati nelle basi militari statunitensi presenti in Italia rischiano di non ricevere lo stipendio a causa dello shutdown negli Stati Uniti. L’allarme arriva dai sindacati Fisascat Cisl e Uiltucs, che hanno dichiarato lo stato di agitazione chiedendo al governo italiano un intervento immediato, come già avvenuto in altri paesi europei coinvolti nella stessa situazione. Finora, però, dall’esecutivo non è arrivata alcuna risposta.

Le basi Usa in Italia sono cinque: Aviano (Air Force), Vicenza e Livorno (Esercito), Napoli e Sigonella (Marina). In totale impiegano circa 4.100 dipendenti italiani, assunti direttamente dal Dipartimento della Difesa americano in base a un accordo bilaterale del 1951. I lavoratori sono inquadrati con un contratto collettivo specifico, rinnovato per l’ultima volta nell’aprile 2024, che copre professionalità molto diverse, dai tecnici ai manutentori, fino agli addetti ai servizi interni delle basi.

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Le retribuzioni previste dal contratto vanno da circa 1.400 euro mensili per gli addetti alle pulizie a 3.000 euro per le figure dirigenziali, con una media di circa 2.000 euro. Il contratto stabilisce che gli stipendi devono essere corrisposti entro l’ultimo giorno del mese lavorato.

Lo shutdown negli Stati Uniti ha però bloccato l’operatività amministrativa delle forze armate, creando un conflitto tra le norme statunitensi e quelle italiane. Negli Usa, durante lo shutdown, i lavoratori considerati essenziali continuano a lavorare senza stipendio, con la garanzia di ricevere gli arretrati al termine dello stallo. Chi non è ritenuto indispensabile viene sospeso, spesso senza certezza di recuperare le retribuzioni mancate.

In Italia, invece, non è legale né lavorare senza essere pagati né essere sospesi dal servizio senza strumenti di tutela come la cassa integrazione. Di conseguenza, gli stipendi devono essere garantiti. Ma secondo le comunicazioni arrivate dal comando americano, le "casse" risultano al momento bloccate.

Già nel mese di ottobre circa 1.500 lavoratori delle basi di Vicenza, Aviano e Livorno hanno ricevuto buste paga senza retribuzione. La Marina è riuscita temporaneamente a far fronte ai pagamenti grazie a fondi interni, ma tali risorse potrebbero esaurirsi a breve, mettendo a rischio anche gli stipendi dei lavoratori di Napoli e Sigonella, oltre 2.000 persone.

I sindacati sollecitano un intervento del governo italiano affinché anticipi i pagamenti, come già avvenuto in Germania e Portogallo, per poi rivalersi sugli Stati Uniti alla fine dello stallo. Senza una soluzione a breve termine, molti lavoratori rischiano di trovarsi in difficoltà economica già dal prossimo mese.

In queste ore i sindacati stanno valutando possibili accordi con gli istituti bancari per consentire l’accesso a finanziamenti ponte, ma sottolineano che si tratta di una misura tampone e non sostenibile per periodi prolungati.

La richiesta resta la stessa: un intervento urgente del governo per garantire gli stipendi e tutelare i lavoratori coinvolti.