Parole che contano: mini-manuale per parlare di sostenibilità senza scivoloni
Le 8 coppie da non confondere (spiegate in plain language)
Recupero vs Smaltimento
Recupero vuol dire dar valore un rifiuto trasformandolo in materia o energia. Smaltimento è l’eliminazione finale, quando non c’è più un uso possibile.Esempio corretto: “Puntiamo al recupero dei materiali, riducendo al minimo i volumi avviati a smaltimento.”Perché conta: confondere i due termini fa sembrare virtuoso ciò che non lo è. Nelle gare e negli audit la precisione su recupero/smaltimento incide su reputazione e punteggi.
Riciclo vs Riuso
Riciclo: il materiale rinasce come nuova materia prima (PET riciclato, carta riciclata). Riuso: lo stesso oggetto viene utilizzato di nuovo senza trasformazioni.Esempio corretto: “Il barattolo è riutilizzabile e, a fine vita, riciclabile nella raccolta del vetro.”Perché conta: il riuso riduce la domanda di materia prima; il riciclo richiede processi e energia. Evidenziare la sequenza “riuso prima, riciclo poi” è più credibile.
Impatto vs Impronta
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Impatto: l’effetto diretto e circoscritto di una singola azione. Impronta: la somma degli impatti lungo tutto il ciclo di vita (prodotto o organizzazione).Esempio corretto: “Riduciamo l’impatto del trasporto per abbassare l’impronta complessiva della filiera.”Perché conta: l’impronta racconta la storia intera; usare “impatto” quando serve “impronta” minimizza i costi ambientali a monte e a valle.
Neutralità vs Compensazione
Neutralità climatica: azzerare le emissioni nette con riduzioni interne e misure strutturali. Compensazione: bilanciare le emissioni residue con progetti esterni certificati.Esempio corretto: “Il nostro percorso verso la neutralità include riduzioni dirette e iniziative di compensazione verificate.”Perché conta: “neutralità” senza tagli interni suona come greenwashing. Spiega sempre quanto riduci e quanto compensi.
Sostenibile vs Biodegradabile
Sostenibile considera ambiente, persone ed economia. Biodegradabile indica solo che un materiale si decompone in natura in certe condizioni.Esempio corretto: “Un materiale può essere biodegradabile ma non sostenibile se per produrlo servono molte risorse.”Perché conta: “biodegradabile” piace al mercato, ma non basta: tempi, contesto e condizioni di degrado fanno tutta la differenza.
Rifiuto vs Sottoprodotto
Rifiuto: scarto senza un impiego immediato. Sottoprodotto: residuo di processo che ha un uso certo, legale e sicuro.Esempio corretto: “La segatura è gestita come sottoprodotto, destinata alla produzione di pellet.”Perché conta: classificare bene significa aggiungere valore: costi, permessi e tracciabilità cambiano in modo sostanziale.
Emissioni dirette vs indirette
Dirette (Scope 1): generate da fonti possedute o controllate dall’azienda. Indirette: a monte o a valle della supply chain (energia acquistata, fornitori, uso del prodotto).Esempio corretto: “Collaboriamo con spedizionieri elettrificati per ridurre le emissioni indirette della logistica.”Perché conta: gran parte dell’impatto sta nelle indirette. Ignorarle significa raccontare solo metà della storia.
Economia circolare vs economia del riciclo
Economia del riciclo guarda al fine vita. Economia circolare ripensa l’intero progetto: meno risorse, più durata, riuso, riparazione, poi riciclo.Esempio corretto: “Progettiamo per la circolarità, non ci fermiamo al riciclo a fine vita.”Perché conta: la circolarità si costruisce in fase di design. Dirlo esplicitamente alza l’asticella dell’offerta.
Mini-quiz interno per Sales/Marketing (trova l’errore e riscrivi)
- “I nostri prodotti sono tutti smaltiti e tornano in circolo.”
- “Abbiamo ridotto l’impronta immediata del viaggio clienti.”
- “La confezione è neutrale perché biodegradabile.”
- “Compensiamo le emissioni dirette dei nostri fornitori.”
- “Segatura e polveri sono rifiuti senza alcun utilizzo.”
Come scegliere il termine giusto nei materiali B2B
Parti dal processo reale e non dallo slogan. Chiediti: “Cosa succede davvero a questo materiale?” È recuperato o smaltito? Riciclato o riutilizzato? La risposta tecnica guida il lessico. Mantieni la coerenza tra canali: se in una demo parli di impronta, non scrivere “impatto” nella brochure. Evita sinonimi creativi per “variare lo stile”: in sostenibilità la varietà stilistica spesso crea ambiguità. Meglio ripetere un termine corretto che introdurre un’alternativa fuorviante. Infine, accorda con il team tecnico due frasi master per ogni concetto sensibile (impronta, neutralità, circolarità) da riusare in altre occasioni, come slide e pagine prodotto, così la promessa commerciale rimane allineata ai dati.
Check finale prima di pubblicare: coerenza dei termini tra sito, brochure, offerte e slide
Rileggi i materiali come un potenziale cliente: ritrovi gli stessi concetti con le stesse parole? Se in homepage parli di “recupero” ma nella brochure scrivi “smaltimento”, indebolisci la fiducia. Allinea un glossario interno, mettilo a disposizione del team Sales e aggiornalo in base alle domande reali dei clienti.Se un concetto genera confusione, inserisci subito un riferimento autorevole: la differenza tra recupero e smaltimento chiarisce logiche, KPI e implicazioni operative; linkarla nelle schede prodotto, nelle offerte e nelle slide evita equivoci e assicura coerenza terminologica in tutto il funnel.
Un lessico uniforme è un vantaggio competitivo
La sostenibilità non si comunica a colpi di slogan, ma con parole esatte. Un lessico uniforme riduce i fraintendimenti, rende chiari i benefici e accelera le decisioni dei buyer. In gara, nella negoziazione o in un audit, chiamare le cose con il loro nome fa la differenza. Investire in glossari condivisi, training rapidi e una revisione linguistica strutturata significa meno ambiguità, più fiducia, più contratti chiusi. È una scelta linguistica, certo, ma prima di tutto una scelta strategica.