Meloni: Denunciata per concorso in genocidio, un caso unico al mondo

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Giorgia Meloni affronta a tutto campo i temi più caldi dell’attualità, ospite di Bruno Vespa prima a “Cinque Minuti” e poi a “Porta a Porta”. Dalla guerra a Gaza alla manovra finanziaria, fino alla legge elettorale, la premier interviene su tutti i fronti con toni decisi e senza esitazioni.

Parlando del piano di pace per Gaza proposto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, Meloni lo definisce “un’iniziativa che apre più di uno spiraglio” verso una tregua in Medio Oriente. “È un piano sul quale si è registrata una convergenza quasi totale – spiega – tra paesi europei, paesi arabi, l’Autorità nazionale palestinese e persino Hamas, pur con qualche distinguo. È un percorso fragile, ma serve l’impegno di tutti. L’Italia c’è”.

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La premier rivela poi un fatto senza precedenti: “Io, il ministro Crosetto, il ministro Tajani e l’amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani, siamo stati denunciati alla Corte Penale Internazionale per concorso in genocidio. Non credo esista un altro caso al mondo o nella storia di un’accusa simile”.

Meloni si sofferma anche sulla Flotilla e sugli aiuti destinati alla popolazione di Gaza: “Sulle navi c’erano circa 40 tonnellate di aiuti. Il governo italiano ne ha inviati 2.300 tonnellate. Le nostre istituzioni possono consegnare 40 tonnellate in una sola mattinata con due aerei. Non serve rischiare, né mettere in pericolo la propria nazione”.

Riferendosi al blocco navale su Gaza, la premier ricorda che “è in vigore dal 2009. Non si era accorto Giuseppe Conte che esisteva un blocco navale? Perché non ha posto la questione allora?”.

Sulle manifestazioni pro Gaza e la Flotilla, Meloni si dice “scioccata” da alcuni episodi: “Uno degli striscioni di testa inneggiava al terrore del 7 ottobre. Quando si consente a chi sostiene il terrorismo di Hamas di aprire il corteo, la tesi dei semplici infiltrati diventa debole. Serve maggiore attenzione, pur rispettando chi manifesta in buona fede per una causa sentita”.

Passando ai temi interni, la premier attacca la Cgil e lo sciopero generale: “Nei tre anni di governo, la Cgil ha proclamato quattro scioperi generali, proprio mentre aumentano occupazione e salari e cala la precarietà. Farlo su una materia di politica estera è un unicum nella storia del sindacato. Mi sembra un gesto pretestuoso: la Cgil appare più interessata a difendere la sinistra che i lavoratori”.

Meloni ribadisce di non aver usato toni duri, ma di aver “detto semplicemente ciò che pensa”: “Lo sciopero generale era pretestuoso, nulla di più”.

Replica poi a Matteo Renzi, che le ha attribuito ambizioni verso il Quirinale: “Chi ha passato la vita a cercare incarichi pensa che anche gli altri ragionino così. Io no. Faccio la presidente del Consiglio e mi basta. L’opposizione parla solo di me”.

Guardando alla manovra economica, la premier indica la priorità di un sostegno al ceto medio: “Finora ci siamo concentrati sui redditi più bassi, ma è importante allargare la platea. Puntiamo a un taglio delle tasse per chi guadagna fino a 50mila euro, compatibilmente con le risorse disponibili”.

Infine, sulle regionali, Meloni respinge voci di tensioni interne alla maggioranza: “Non vedo nervosismi. Sono molto contenta delle vittorie nelle Marche e in Calabria. Gli italiani vedono i risultati del nostro governo”.