Dazi Usa su farmaci, mobili e camion: perché l'Europa resta fuori dalla stretta di Trump

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Gli annunci sui dazi di Donald Trump continuano a scuotere la scena internazionale. Dopo aver puntato il dito contro diversi settori, il presidente americano ha fissato nuove tariffe a partire dal 1° ottobre: il 100% sui farmaci, il 50% sui mobili da cucina e da bagno, il 30% sui mobili imbottiti e il 25% sui camion. Una mossa che conferma la sua linea di politica commerciale aggressiva, con l’obiettivo dichiarato di proteggere la produzione interna per motivi di sicurezza nazionale.

Trump ha chiarito che i dazi sui farmaci non verranno applicati alle aziende che possiedono già stabilimenti produttivi negli Stati Uniti o che ne stanno costruendo di nuovi. Il messaggio è chiaro: incentivare gli investimenti sul territorio americano, riducendo la dipendenza dalle importazioni e mantenendo il controllo sulle catene di approvvigionamento strategiche.

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L’annuncio ha immediatamente sollevato dubbi in Europa, dove ci si è chiesti se le nuove tariffe potessero colpire anche le merci europee, nonostante l’accordo che prevede un tetto massimo del 15% sui dazi. A chiarire la posizione è stato Olof Gill, vice portavoce capo della Commissione Europea, che ha ribadito come la dichiarazione congiunta Ue-Usa garantisca la protezione dalle nuove misure. In base all’intesa, l’aliquota tariffaria applicata ai prodotti europei non potrà superare il 15%.

Gill ha sottolineato che questo limite rappresenta una sorta di “polizza assicurativa” per gli esportatori europei, mettendoli al riparo da rincari imprevisti. Una rassicurazione che ha contribuito a stabilizzare le reazioni sui mercati finanziari.

Le principali aziende farmaceutiche quotate a Milano e nelle altre borse europee non hanno subito contraccolpi. Molte di esse, infatti, dispongono già di stabilimenti negli Stati Uniti, una condizione che le esenta dall’impatto diretto delle nuove tariffe. Anche i listini azionari hanno retto, sostenuti dai dati sull’inflazione americana, rimasta in linea con le attese e non influenzata dalla guerra tariffaria.

Rimane tuttavia il tema dell’affidabilità della Casa Bianca, che continua a preoccupare gli investitori globali. Le scelte di Trump, spesso annunciate attraverso i social, alimentano incertezza e pongono interrogativi sulla stabilità futura. I mercati, più che ai dazi, guardano con attenzione alle prossime decisioni della Federal Reserve e alla