Bjorn Borg confessa: droghe, depressione e la salvezza grazie a Loredana Bertè

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A Loredana Bertè devo la vita. Con queste parole Björn Borg, leggenda del tennis mondiale, racconta a Repubblica il momento più drammatico della sua esistenza. L’episodio risale al 1989, a Milano, quando l’ex campione svedese fu trovato incosciente a letto dalla compagna, che chiamò subito l’ambulanza. In ospedale gli praticarono una lavanda gastrica, evitandogli conseguenze fatali.

Nel libro autobiografico “Battiti” (Rizzoli), scritto insieme alla moglie Patricia, Borg ripercorre la parabola discendente seguita alla sua clamorosa uscita di scena dal tennis. “Il mio non fu un ritiro, ma una fuga – confessa –. Dopo la sconfitta con McEnroe nel 1981 attraversai il giardino con una cassa di birre e decisi che era finita. Non provavo più gioia in campo, ma fuori non ero nessuno”.

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L’inizio del declino ebbe luogo nei club di New York, come lo Studio 54. Qui Borg conobbe Andy Warhol, che gli regalò una Campbell’s Soup autografata. Ma furono anche gli anni dell’abbandono agli eccessi: cocaina, alcol, farmaci e feste continue. “Mi stordivo con festini, ero depresso e soffrivo di attacchi di panico”, racconta.

La paura della solitudine lo spingeva a intrecciare relazioni senza sosta. A Ibiza incontrò Loredana Bertè e si trasferì a Milano per stare con lei. “Lei voleva un figlio – rivela – arrivai persino a depositare un campione di sperma per l’inseminazione. Ma per salvarmi dovevo fuggire da lei e da quell’ambiente”.

Nel libro, l’ex numero uno del tennis mondiale affronta anche le ombre del passato, dalle perdite alla malattia. Borg è stato infatti operato per un cancro alla prostata e non nasconde le fragilità che hanno accompagnato la sua vita fuori dal campo. “Non si passa indenni dal grande tutto al grande niente”, conclude.