Missili Patriot: il sistema difensivo chiave richiesto dall'Ucraina contro droni e missili russi

L'invio dei missili Patriot da parte degli Stati Uniti rappresenta una svolta cruciale per l’Ucraina, sotto assedio di continui attacchi russi. Questi sistemi difensivi avanzati offrono una protezione fondamentale contro droni e missili, rafforzando la capacità di Kiev di difendersi e di resistere. Con il supporto internazionale sempre più forte, l’Ucraina si avvicina a una nuova fase di sicurezza e resilienza, un passo decisivo nella sua difesa contro le minacce di Mosca.

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L’invio dei missili Patriot da parte degli Stati Uniti all’Ucraina è stato confermato dal presidente americano Donald Trump. Un annuncio accolto con sollievo da Kiev, costretta a fronteggiare continui attacchi notturni da parte della Russia. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha più volte sollecitato l’invio di questi sistemi, mentre Mosca intensifica l’uso di droni e missili a un ritmo senza precedenti.

I Patriot, acronimo di Phased Array Tracking Radar for Intercept on Target, rappresentano il principale sistema di difesa missilistica dell’esercito statunitense. La loro efficacia è stata recentemente dimostrata quando hanno intercettato 13 dei 14 missili iraniani diretti contro la base aerea americana di Al Udeid, in Qatar.

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Le versioni più moderne degli intercettori Patriot sono in grado di neutralizzare missili balistici a corto raggio, missili da crociera e droni in arrivo, operando fino a un’altitudine di 15 km e a una distanza massima di 35 km. Una singola batteria può proteggere un’area compresa tra 100 e 200 km², a seconda del numero di lanciatori, della conformazione del territorio e di altre variabili ambientali.

Considerando l’estensione dell’Ucraina, che supera i 603.000 km², questa copertura è limitata. Per questo motivo Kiev ha urgente bisogno di dotarsi di più batterie Patriot per rafforzare la propria difesa aerea.

Una batteria Patriot è composta da 6-8 lanciatori, ciascuno in grado di contenere fino a 16 intercettori. A questi si aggiungono un radar a scansione elettronica, una stazione di controllo, una stazione di generazione di energia, tutti montati su camion e rimorchi. Ogni batteria è gestita da circa 90 militari, ma sono sufficienti tre operatori per attivarne l’impiego in combattimento.

Secondo il Center for Strategic and International Studies (CSIS), una batteria Patriot ha un costo complessivo superiore a un miliardo di dollari. Il singolo intercettore può arrivare a costare fino a 4 milioni di dollari, un dato che pone interrogativi sull’efficacia economica dell’impiego contro droni russi low-cost, il cui prezzo può aggirarsi attorno ai 50.000 dollari. Nonostante ciò, la Russia continua a lanciare centinaia di droni ogni notte contro le infrastrutture ucraine.

Per velocizzare la consegna, le nuove batterie potrebbero arrivare da alleati NATO europei e successivamente essere rimpiazzate da sistemi forniti direttamente dagli Stati Uniti. Secondo il rapporto “Military Balance 2025” dell’International Institute for Strategic Studies, sei Paesi NATO (Germania, Grecia, Paesi Bassi, Polonia, Romania e Spagna) possiedono batterie Patriot operative nei loro arsenali.

Nonostante la disponibilità alleata, cresce la preoccupazione sul numero limitato di batterie disponibili negli Stati Uniti. Il generale James Mingus, vice capo di stato maggiore dell’esercito americano, ha dichiarato che il sistema Patriot è uno degli asset più sollecitati. Ha citato in particolare l’unità schierata in Qatar da oltre 500 giorni come esempio della pressione a cui sono sottoposte queste risorse strategiche.

L’Ucraina ha dichiarato di avere bisogno di almeno 10 nuove batterie Patriot per far fronte all’intensificarsi degli attacchi. Attualmente, secondo il gruppo britannico Action on Armed Violence, Kiev ha già ricevuto sei batterie: due dagli Stati Uniti, due dalla Germania, una dalla Romania e una fornita congiuntamente da Germania e Paesi Bassi.

Secondo gli analisti militari, i Patriot da soli non possono arrestare l’invasione russa. Il generale in pensione Wesley Clark ha affermato alla CNN che per ottenere un vero impatto sul campo, l’assistenza militare all’Ucraina dovrebbe includere più di semplici sistemi difensivi. “Per fermare davvero tutto questo – ha dichiarato – bisogna colpire chi lancia le frecce, non solo intercettarle”.