Scienziati propongono di introdurre forme di vita terrestri su Encelado, la luna di Saturno

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Un gruppo internazionale di ricercatori ha lanciato una proposta destinata a far discutere: introdurre microorganismi terrestri su Encelado, la luna ghiacciata di Saturno, per studiare come si comporterebbero in un ambiente alieno potenzialmente abitabile.

La ricerca, condotta dallo UK Centre for Astrobiology dell'Università di Edimburgo e dalla Scripps Institution of Oceanography di San Diego, parte da un presupposto chiave: se i corpi celesti come Encelado risultassero privi di vita, potremmo sperimentare l’inoculazione di organismi terrestri per osservare eventuali processi di colonizzazione biologica.

Encelado è considerata tra le lune più promettenti nella ricerca di vita extraterrestre grazie alla presenza di un oceano sotterraneo nascosto sotto una spessa crosta di ghiaccio e all’esistenza di bocche idrotermali simili a quelle che, sulla Terra, ospitano organismi estremofili. Le analisi effettuate dalla sonda Cassini hanno rilevato molecole organiche complesse nei geyser che fuoriescono dalla sua superficie.

Oltre a Encelado, anche Europa (luna di Giove), Titano (altra luna di Saturno), Cerere (pianeta nano) e alcune aree sotterranee di Marte sono osservati speciali per la presenza di ambienti potenzialmente favorevoli allo sviluppo della vita, almeno in forma microbica. Su Marte, le missioni Perseverance e Curiosity cercano attualmente tracce di vita passata, risalente a quando il pianeta era ricco di acqua liquida.

Nell'attesa delle future missioni NASA come Enceladus Orbilander e Dragonfly su Titano, i ricercatori avanzano l'ipotesi di agire direttamente: "infettare" mondi apparentemente sterili per osservare se e come la vita terrestre possa adattarsi e trasformare un ecosistema alieno. La proposta è definita “radicale ma scientificamente utile”, soprattutto per comprendere l’origine e la diffusione della vita nella prima Terra.

I vantaggi sarebbero significativi: sperimentare la colonizzazione biologica su larga scala, analizzare potenziali cambiamenti ambientali indotti dai microrganismi, e valutare approcci alternativi alla terraformazione, come quella di Marte, che oggi resta teorica a causa dei costi e delle tecnologie necessarie.

Gli autori, tra cui il dottor Charles S. Cockell, sottolineano l'importanza delle implicazioni etiche della proposta. Qualsiasi iniziativa di questo tipo dovrebbe avvenire solo dopo aver escluso con altissimo grado di certezza l’esistenza di vita autoctona, impresa complessa considerando che nemmeno sulla Terra abbiamo ancora scoperto tutte le forme di vita presenti, in particolare negli abissi oceanici.

Un altro ostacolo è rappresentato dai rigidi protocolli internazionali sulla protezione dei corpi celesti, stabiliti dal COSPAR e dalla Commissione delle Nazioni Unite sull'uso pacifico dello spazio extra-atmosferico. Tali regolamenti prevedono severe procedure di sterilizzazione proprio per evitare la contaminazione biologica accidentale.

Gli scienziati riconoscono la difficoltà della decisione e propongono una riflessione condivisa a livello globale: “Poiché potremmo non avere certezza assoluta sull’assenza di vita, dovremmo stabilire se opporci per principio o se un adeguato regime di campionamento possa giustificare un’inoculazione mirata”, si legge nello studio.

I risultati completi della proposta sono stati pubblicati sulla rivista Space Policy con il titolo “Inoculating Enceladus”.

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