Email lavorative: una fonte crescente di stress per i professionisti

Le email sono diventate una componente essenziale della comunicazione professionale, consentendo interazioni rapide e formali. Tuttavia, recenti studi evidenziano come la gestione della posta elettronica possa rappresentare una significativa fonte di stress per i lavoratori.
Una ricerca condotta da Babbel, in collaborazione con l'istituto OnePoll, ha analizzato l'impatto delle email sul benessere mentale dei dipendenti statunitensi. I risultati mostrano che il 60% degli intervistati percepisce l'elevato volume di email ricevute come un fattore che incrementa i livelli di stress. Inoltre, il 18% dei partecipanti ha dichiarato di avere oltre 1.000 email non lette nella propria casella di posta lavorativa, con un 6% che supera le 5.000 email non aperte. Particolarmente colpita è la Generazione Z: il 36% dei lavoratori tra i 18 e i 24 anni accumula circa 1.000 email non lette.
La formalità intrinseca delle email, unita all'assenza di funzionalità come la cancellazione retroattiva presente in altre piattaforme di messaggistica, contribuisce all'ansia da email. Il 28% degli intervistati ritiene che almeno una email inviata abbia avuto un impatto negativo sulla propria carriera, mentre l'88% ha espresso pentimento per il contenuto di un'email subito dopo l'invio. Questo sentimento è particolarmente diffuso tra i giovani professionisti: il 21% dei lavoratori tra i 18 e i 24 anni ha vissuto esperienze simili.
La ricerca evidenzia anche differenze nel linguaggio utilizzato nelle email rispetto alla comunicazione quotidiana. L'85% degli intervistati ammette di adottare uno stile diverso nelle email lavorative, con il 17% che lo considera "molto diverso" dal proprio linguaggio abituale. Inoltre, il 48% giudica più severamente gli errori di battitura nelle email rispetto ad altre piattaforme professionali.
Le risposte automatiche, come i messaggi "out of office", possono generare irritazione: il 33% dei partecipanti ha provato fastidio leggendo tali messaggi, percentuale che sale al 48% tra la Generazione Z e scende al 19% tra i Baby Boomer. Inoltre, il 79% degli intervistati ammette di aver giudicato una persona in base alla firma utilizzata nelle email.
Con l'ingresso delle nuove generazioni nel mondo del lavoro, le convenzioni legate alle email stanno evolvendo. Oltre la metà degli intervistati ritiene appropriato l'uso di emoji nelle email aziendali, mentre il 29% lo considera inopportuno.
Esteban Touma, esperto culturale e linguistico di Babbel, osserva: "Le email sono una delle principali fonti di stress sul posto di lavoro. La loro natura formale e permanente contrasta con altri mezzi di comunicazione professionale, con conseguenze potenzialmente determinanti per la carriera. Con l'ingresso delle nuove generazioni, cresciute con i social media, i confini tra comunicazione informale e email lavorative si stanno assottigliando. Questo è naturale, poiché il linguaggio e la comunicazione evolvono con i progressi tecnologici e sociali".