Landini ha sbagliato tutto ed è rimasto solo
Un anno dopo l'annuncio della rivolta sociale di Landini, l'auspicio di un cambio di passo della sinistra si è rivelato fallimentare. Le manifestazioni e le iniziative di protesta non hanno prodotto gli effetti sperati, lasciando il leader sindacale isolato e senza le alleanze necessarie per rilanciare la propria strategia politica.

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Un anno fa Maurizio Landini annunciò la «rivolta sociale» contro il governo Meloni, in un vortice di sparate in tv e scioperi del venerdì, il suo progetto di dare la spallata al centrodestra, assaltare il Palazzo d’Inverno e preparare il terreno alla «remuntada» della sinistra, è fallito. Il risultato è che la sua rivolta immaginaria è diventata un boomerang. Quattro sono i punti di rottura. 1.Il segretario della Cgil ha demolito l’unità sindacale, prima con la Cisl e poi addirittura con la Uil che l’aveva seguito nell’avventura dell’opposizione radicale. La Cisl guidata prima da Luigi Sbarra e poi da Daniela Fumarola ha una tradizione moderata e pragmatica, non poteva essere complice del gioco allo sfascio; la Uil di Pierpaolo Bombardieri ha provato a mantenere la rotta a sinistra, ma quando ha ottenuto risposte convincenti del governo sulla legge di Bilancio ha mollato Landini che ha continuato a fare il Brancaleone alle Crociate; 2. Liberoquotidiano.it
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Alla fine, l’avventura di Landini sembra come la grandiosa scena de «La classe operaia va in paradiso», il film di Elio Petri che fece infuriare la sinistra per la sua corrosiva critica del sindacato: «Ma sì, spacchiamo su tutto e occupiamo il paradiso!». L'editoriale - facebook.com facebook