La Corte penale internazionale e l’impunità che resiste
Il 17 luglio 1998 si chiudeva a Roma la conferenza diplomatica dove i rappresentanti di centosessanta Stati avevano negoziato il testo del trattato istitutivo della Corte penale internazionale (Cpi), tribunale con sede all’Aja che verrà poi effettivamente costituito a seguito dell’entrata in vigore del trattato (lo Statuto di Roma) il 1° luglio 2002 dopo aver conseguito il numero minimo di ratifiche a tal fine previste (sessanta Stati). Oggi i Paesi contraenti sono centoventicinque ma senza, tra gli altri, Stati Uniti d’America, Cina, Federazione russa, e con la procedura di recesso avviata in particolare da un Paese dell’Unione europea, l’Ungheria, che si è rifiutata ostentatamente di applicare la decisione della Cpi del novembre 2024 sul mandato d’arresto di Benjamin Netanyahu (mentre riguardo al mandato d’arresto emesso dalla Cpi a inizio anno verso Us?ma al-Ma?r? Na??m l’Italia si è limitata lo scorso gennaio a violare lo Statuto di Roma, in specie l’obbligo di cooperazione con la Corte penale internazionale, aiutando il presunto criminale rimpatriandolo in Libia). 🔗 Leggi su Linkiesta.it
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