Donald Trump tra gaffe, complimenti e diplomazia: grazia a Netanyahu, Meloni bellissima, Macron messo alla prova e Starmer spiazzato

Donald Trump domina la scena in una giornata destinata a segnare una possibile svolta in Medio Oriente. Il presidente degli Stati Uniti guida la liberazione di 20 ostaggi rapiti da Hamas in Israele il 7 ottobre e firma l’accordo per la pace a Gaza. Un vero tour de force tra Israele ed Egitto: atterra a Tel Aviv, parla alla Knesset, incontra le famiglie degli ostaggi, poi vola a Sharm el-Sheikh per un vertice internazionale con una ventina di leader, prima di tornare negli Stati Uniti in serata.
Durante il suo discorso alla Knesset, due deputati della sinistra israeliana interrompono Trump accusandolo di ignorare il genocidio a Gaza e il mancato riconoscimento della Palestina. I manifestanti vengono subito allontanati, mentre il presidente commenta ironicamente: “È stato molto efficiente”. Poi riprende il suo intervento, lodando il suo inviato speciale Steve Witkoff.
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Nel lungo discorso al Parlamento israeliano, Trump non manca di spendere parole di sostegno per il premier Benjamin Netanyahu: “È un tipo tosto, difficile da trattare ma un vincente, ha fatto un ottimo lavoro”. Poi, rivolgendosi direttamente al presidente Isaac Herzog, aggiunge con tono scherzoso ma diretto: “Presidente, perché non gli concede la grazia?”.
In serata, Trump raggiunge Sharm el-Sheikh dove fa il padrone di casa al summit internazionale. L’incontro con Emmanuel Macron si trasforma nel consueto duello fisico: una stretta di mano interminabile, trasformata in una vera prova di forza. Macron resiste, ma deve usare anche la mano sinistra per liberarsi dall’impugnatura del presidente americano.
Tra gli incontri più commentati, quello con lo sceicco Mansour degli Emirati Arabi Uniti. Trump scherza: “Un sacco di soldi, soldi senza limiti”, strappando un sorriso al rappresentante arabo. Poco dopo, l’ex presidente dedica parole di elogio alla premier italiana Giorgia Meloni: “È una giovane donna bellissima, di successo, incredibile. In Italia è molto rispettata. Lo so, in America se dici una cosa del genere la tua carriera politica finisce, ma correrò il rischio”.
Tono decisamente diverso con il premier britannico Keir Starmer. Trump lo chiama, gli stringe la mano e lo congeda con poche parole: “Tutto bene? Grazie per essere venuto”, lasciandolo visibilmente spiazzato davanti ai presenti.
Non manca il momento di confusione con il premier canadese Mark Carney, che Trump ringrazia pubblicamente chiamandolo “presidente”. Carney, al termine dell’evento, gli fa notare il lapsus: “Mi hai promosso a presidente”. Trump replica ridendo: “Almeno non ho detto governatore”, con riferimento al vecchio sogno di includere il Canada tra gli stati americani.
Il presidente chiude la giornata con il suo consueto sarcasmo: “Conosco molti di voi da tanto tempo. Siete tutti fantastici, tranne un paio... ma non dirò chi sono. O forse sì”. Una battuta che lascia i leader tra sorrisi e scommesse su chi fossero i destinatari del pungente commento.