Ilaria Salis salva per un voto: scintille nel centrodestra dopo la decisione del Parlamento europeo

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Ilaria Salis resta sotto la protezione dell’immunità parlamentare per un solo voto di scarto. L’Aula di Strasburgo ha confermato l’immunità dell’eurodeputata di Alleanza Verdi e Sinistra con 306 voti favorevoli, 305 contrari e 17 astenuti. L’ex insegnante di Monza, accusata in Ungheria di aver aggredito due neonazisti nel 2023 durante la “Giornata dell’onore”, può così evitare la consegna a Budapest, dove ha già trascorso 15 mesi di carcere.

È una vittoria dell’antifascismo e dell’Europa antifascista”, ha dichiarato Salis dopo il voto, ringraziando chi l’ha sostenuta. L’eurodeputata ha ribadito che “in Ungheria non si possono celebrare processi giusti né per gli antifascisti né per gli oppositori politici”. Ha poi rivolto un appello per Maja T., un’attivista tedesca detenuta in condizioni disumane nelle carceri ungheresi, chiedendone il rimpatrio e un processo equo in Germania.

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Salis ha inoltre chiesto di poter essere processata in Italia, invocando l’articolo 9 del codice penale, che consente il procedimento anche in presenza di immunità. “Ora tocca alle autorità italiane muoversi”, ha sottolineato, ringraziando tra gli altri i colleghi del Partito Democratico Pina Picierno e Brando Benifei per il sostegno.

Il voto, avvenuto a scrutinio segreto, ha scatenato reazioni accese nel centrodestra italiano. Secondo l’eurodeputato leghista Raffaele Stancanelli, a salvare Salis sarebbero stati 30-40 deputati del PPE che non hanno seguito la linea ufficiale del gruppo. Di diverso avviso Flavio Tosi di Forza Italia, secondo il quale le assenze nel gruppo dei Patrioti (Lega) avrebbero inciso sull’esito finale, tra cui quella dell’italiano Aldo Patriciello, assente per motivi di salute.

Il presidente del PPE, Manfred Weber, aveva annunciato che il gruppo avrebbe votato per la revoca dell’immunità, posizione ribadita dal relatore Adrian Vazquez Lazara. Quest’ultimo ha ricordato che l’immunità si applica solo ai reati eventualmente commessi durante il mandato e non prima, definendo la decisione dell’Aula “una violazione dello Stato di diritto”. Tuttavia, alcuni deputati popolari, soprattutto ungheresi e polacchi, avrebbero scelto di votare diversamente per motivi politici legati all’opposizione al governo di Viktor Orban.

Durante la seduta, un eurodeputato del PPE ha chiesto di ripetere la votazione a causa di un problema tecnico con la scheda di un collega, ma la presidente Roberta Metsola ha respinto la richiesta: “Il voto resta”, ha dichiarato.

Secondo fonti parlamentari, il voto segreto — richiesto dal centrosinistra — ha permesso alcuni scostamenti dalle linee di gruppo. È quasi certo che, senza il contributo di alcuni voti dal centrodestra, l’immunità di Salis sarebbe stata revocata. Per Nicola Procaccini di Fratelli d’Italia, però, il risultato “legittima la violenza politica” e rappresenta “una vergogna assoluta”. Altri esponenti di FdI, come Mario Mantovani, hanno definito la decisione “eminentemente politica”.

Nel frattempo, il premier ungherese Viktor Orban ha colto l’occasione per attaccare l’Unione Europea, accusandola di “proteggere i suoi”, accomunando la stessa Salis e l’oppositore ungherese Peter Magyar, anche lui salvato dalla revoca dell’immunità. Con le elezioni ungheresi alle porte, il caso Salis rischia di diventare un’arma retorica nelle mani del leader di Budapest contro i rivali interni.