Jane Goodall, morta a 91 anni la pioniera che cambiò per sempre il rapporto tra uomo e scimpanzé

È scomparsa all’età di 91 anni Jane Goodall, la primatologa, etologa e attivista britannica conosciuta in tutto il mondo come “la donna che parlava con gli scimpanzé”. La studiosa è morta per cause naturali mercoledì 1° ottobre in California, durante la sua ultima tournée di conferenze negli Stati Uniti. La notizia è stata diffusa dal Jane Goodall Institute, fondato da lei nel 1977 e oggi attivo in 25 Paesi, tra cui l’Italia.
Con la sua morte, la comunità scientifica e ambientale perde una delle figure più influenti del Novecento. Goodall ha dedicato la vita alla ricerca, alla difesa degli animali e alla lotta contro l’estinzione degli scimpanzé, cambiando per sempre il modo in cui l’uomo guarda al mondo naturale.
Tutto iniziò nel 1960, quando, a soli 26 anni e senza titoli accademici in zoologia, raggiunse il Parco nazionale di Gombe Stream in Tanzania. Con il sostegno della madre Vanne, Jane intraprese la sua prima spedizione in Africa per osservare da vicino una comunità di scimpanzé. Non li identificava con numeri, ma con nomi: David Greybeard, Goliath, Fifi. Li considerava individui, con emozioni e caratteri distinti. Un approccio allora rivoluzionario, che suscitò scetticismo ma aprì nuove prospettive scientifiche.
Goodall scoprì che gli scimpanzé sono in grado di utilizzare strumenti, cacciare in gruppo, comunicare con gesti affettuosi ma anche mostrare comportamenti aggressivi. Con le sue ricerche dimostrò che la distanza tra uomo e primati era molto più sottile di quanto si credesse, influenzando profondamente etologia, antropologia e filosofia.
Negli anni, la sua missione si ampliò dall’osservazione scientifica all’impegno civile. Dopo la conferenza internazionale “Understanding Chimpanzees” del 1986, iniziò a denunciare con forza la deforestazione e il traffico illegale di animali. Fondò il Jane Goodall Institute, il programma educativo Roots & Shoots (1991), il santuario Tchimpounga per scimpanzé orfani (1992) e il progetto Tacare per la riforestazione in Tanzania. Tutte iniziative che hanno messo le comunità locali al centro delle soluzioni ambientali.
Goodall ha viaggiato instancabilmente, parlando a studenti, leader politici e aziende con la sua voce calma e autorevole. Ha denunciato gli allevamenti intensivi, la sperimentazione animale e la distruzione degli ecosistemi. Convinta vegetariana, criticava l’incoerenza di chi dichiarava amore per gli animali pur contribuendo al loro sfruttamento.
Durante la pandemia di Covid-19 sottolineò come l’emergenza sanitaria fosse legata al degrado ambientale: “Abbiamo disprezzato il mondo naturale, creando le condizioni perfette per la trasmissione dei virus dagli animali all’uomo”.
Parallelamente alla sua attività pubblica, Jane Goodall ha scritto oltre trenta libri, tra cui l’autobiografia In the Shadow of Man, considerata un classico. Nel 2022 la Mattel le ha dedicato una Barbie realizzata in plastica riciclata, simbolo di un’eredità destinata a ispirare nuove generazioni di scienziate e attiviste.
Tra i numerosi riconoscimenti ricevuti, è stata nominata Dama dell’Impero Britannico (2003), Messaggero di Pace delle Nazioni Unite (2002) e insignita della Presidential Medal of Freedom negli Stati Uniti. In Italia, nel 2011, ha ricevuto il titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica.
Figura iconica a cavallo tra scienza e coscienza, Jane Goodall non ha mai perso la sua semplicità: la stessa con cui trascorreva ore silenziosa nella foresta aspettando che uno scimpanzé decidesse di fidarsi di lei. Credeva nel cambiamento e ripeteva che “ogni giorno abbiamo una scelta: contribuire alla distruzione o alla rigenerazione del mondo”.
Jane Goodall, chimpanzee expert and animal rights campaigner, dies age 91 | BBC News
