Accordo Usa-Cina sui dazi: cosa prevede davvero l'intesa?

L’accordo tra Usa e Cina sui dazi segna una svolta cruciale nelle relazioni commerciali globali. Mentre si attende la firma ufficiale di Donald Trump e Xi Jinping, i dettagli rivelano un compromesso che mantiene tariffe già stabilite, ma con alcune novità rilevanti. Queste decisioni potrebbero influenzare il mercato mondiale e l’economia di entrambi i paesi. Ma cosa prevede davvero questa intesa?

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L’amministrazione Trump ha annunciato un’intesa di massima con la Cina sui dazi, in attesa della firma definitiva di Donald Trump e Xi Jinping. Il compromesso conserva le tariffe già pattuite a maggio a Ginevra: un 30% per i prodotti Made in China e un 10% per le importazioni cinesi.

Secondo il Wall Street Journal, nello specifico gli Stati Uniti applicheranno un dazio del 55% sui prodotti cinesi, calcolato come somma di un 20% aggiuntivo sul fentanyl, un 10% base e il pregresso 25% imposto nel primo mandato Trump.

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In parallel, Pechino si è impegnata a garantire l'esportazione “in anticipo” di magneti e terre rare destinati all’industria americana, con licenze valide sei mesi e riservate ai settori automobilistico e manifatturiero, mantenendo margini di flessibilità se le tensioni dovessero tornare ad aumentare.

In cambio, gli Stati Uniti alleggeriranno i controlli all’esportazione di semiconduttori avanzati, motori a reazione e componenti per la produzione di plastiche, come l’etano. Tuttavia, resterà in vigore il divieto sui chip di punta, chiarito dal segretario al commercio Usa Howard Lutnick.

L'accordo include inoltre aperture sul fronte educativo, con l'ammissione ampliata di studenti cinesi in college e università statunitensi: una concessione annunciata da Trump tramite il social Truth.

Nonostante il quadro generale entusiasta, persiste incertezza tra gli analisti: manca la firma ufficiale dei due presidenti, i mercati rimangono scettici e fonti politiche definiscono l’intesa, al netto dei grandi annunci, poco più di una conferma dello “status quo”.