Che fine ha fatto il babysitting? Benvenuti nell'era di Roblox

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C’era un tempo in cui “fare da babysitter” significava succhi di frutta, cartoni animati e qualcuno che gridava “Non mettere quello in bocca!” dall’altra parte della stanza. Ora invece significa che tuo figlio è chiuso in camera a giocare a Roblox, urlando “NON UCCIDERMI, STO FACENDO UN ROLEPLAY” nel microfono, mentre tu ti chiedi se stai crescendo un piccolo genio creativo o un futuro architetto del caos.

Benvenuto nell’era dei parchi giochi digitali, dove Roblox non è tanto un gioco quanto un universo parallelo che sta praticamente crescendo i tuoi figli al posto tuo – con amici, drammi e outfit personalizzati che li portano a chiederti Robux ogni due giorni.

Roblox: gioco, universo parallelo o creatore di piccoli geni?

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Per molti adulti, Roblox sembra una copia sgangherata di Minecraft. Ma per i bambini? È tutto. È un parco divertimenti, una sfilata di moda, un’apocalisse zombie, un simulatore sociale e la casa di 12.000 versioni di “Adopt Me ma un po’ diverso”. Non è un solo gioco: sono milioni. Alcuni sono adorabili. Altri sono discutibili. Tutti sono calamite per l’attenzione di tuo figlio.

E siccome niente in questo metaverso è gratis (emotivamente o economicamente), probabilmente oggi il tuo vocabolario da genitore include frasi tipo: “Non ti ho appena comprato Robux settimana scorsa?” o “No, non ti do la mia carta di credito.” A quel punto, il bambino tira fuori l’arma segreta: “Allora comprami una Roblox gift card.”

Il parco giochi è online: tra creatività e caos

Il genio – e il problema – di Roblox è quanto sia autogestito. I bambini non si limitano a giocare. Creano giochi. Socializzano. Collaborano. Imparano, senza accorgersene, i fondamenti del game design. Che è figo… finché qualcuno non viene truffato per un pet leggendario o finisce a fare roleplay come barista vampiro alle 23 di una sera infrasettimanale.

È babysitting digitale, sì, ma senza limiti. Il confine tra “divertimento sicuro” e “perché mio figlio di 9 anni sta gestendo un hotel virtuale?” sfuma molto rapidamente.

Preoccupati? No. Attenti? Assolutamente sì..

Roblox non è il male. Ma non è nemmeno un sostituto della genitorialità. È una piattaforma enorme, piena di altri bambini e con meccanismi di monetizzazione perfettamente calibrati per insegnare ai tuoi figli cosa vuol dire il FOMO.

La via di mezzo? Coinvolgiti. Fai domande. Ogni tanto entra nel vortice per vedere cosa stanno facendo lì dentro. È un mondo assurdo. Strano. Ma è anche uno dei pochi modi per guadagnare qualche punto come genitore nell’era digitale.

E magari capirai finalmente perché tuo figlio continua a dire cose tipo: “Ho glitchato nelle backrooms e ora lavoro in una gelateria che in realtà è una prigione.”

Essere genitori oggi: tra Robux e microtransazioni

Diciamocelo: niente di tutto questo è economico. I Robux non crescono sugli alberi, e nemmeno i fondi fiduciari per il guardaroba dell’avatar di tuo figlio. Quindi se vuoi sostenere l’abitudine a Roblox senza svenarti o diventare un bancomat ambulante, c’è un modo più intelligente. I marketplace digitali come Eneba offrono ottime offerte su giochi e contenuti digitali (anche per te), così puoi prendere quella gift card Roblox senza sforare la carta per colpa di un pet luccicante in edizione limitata.

Quindi no, Roblox non è la fine della genitorialità – è solo la nuova frontiera. E che tuo figlio stia costruendo città virtuali o abbandonando una lobby imprecando, una cosa è certa: il parco giochi è cambiato, ma la merenda resta sacra.