Dai feticci della couture alle maschere dell’Io una mostra a New York unisce moda e psicanalisi in un dialogo tra inconscio e creatività

S ulla passerella, una figura papale con tunica e corsetto introduceva personaggi felliniani. Come in un sogno apparvero maliarde in bustino da maitresse, generalesse sexy, cameriere da incubo e donne-coccodrillo. Correva l’anno Duemila quando John Galliano, nella collezione Dior Haute Couture titolata “Freud or Fetish”, argomentò quelle figure surreali con un’immaginaria lettera di Freud a Jung. «Ho cercato di rappresentare ciò che il feticismo evoca nella psicologia dell’abbigliamento» spiegò il provocatorio couturier, dimostrando come la moda poteva portare in passerella non solo “semplici” abiti, ma qualcosa di ben più intimo (e a volte anche contorto). 🔗 Leggi su Iodonna.it

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