Se l’impressionismo colora le nostre vite La recensione di Ciccotti
Pensate ad un film i cui costumi e le scenografie, nella Parigi della Bella Époque, siano quelli di un film di Luchino Visconti. Le messi dal verde al biondo, i casolari isolati eppure colmi di calore affettivo della Normandia, ma anche Montmartre (con le piccole vie, i bistrot), abbiano le pennellate della fotografia di un’opera di Maurice Pialat. La recitazione di un arcobaleno di smaliziati attori, tra la Parigi attuale e quella di Felix Nadar, sia supervisionata da una regia glissata alla Sergio Leone e, soprattutto, una storia, pardon, due storie, magicamente in parallelo, oggi e allora, talmente ben annodate, che avrebbero fatto resuscitare David Wark Griffith: ecco che abbiamo una colorata sinfonia con il beccheggio e le virate di un macaone su un campo di grano giallo picchiettato di papaveri rosi: è Il colore del tempo ( La Venue de l’avvenir, 2025) di Cédric Klapisch. 🔗 Leggi su Formiche.net
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