Vip e protagonisti alla Prima della Scala: Mahmood, Favino e Achille Lauro illuminano la serata
“È la mia prima volta, non vedo l’ora”. Con queste parole Mahmood ha fatto il suo ingresso alla Prima della Scala, inaugurando una serata che ha richiamato numerosi volti noti per l’apertura della stagione con Riccardo Chailly alla direzione di “Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk” di Dmitrij Šostakovic.
Tra i protagonisti più attesi, Pierfrancesco Favino ha evitato commenti sul ministro della Cultura Alessandro Giuli: “Non dico niente, gli auguro una buona serata”, ha risposto ai cronisti che gli chiedevano dei possibili tagli al cinema.
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Achille Lauro ha definito la scelta dell’opera “un atto di coraggio”, sottolineandone l’attualità dopo decenni di censura. “Sono contento di essere spettatore, lo guardo anche da musicista”, ha detto. Interpellato sul tema della libertà di espressione, ha osservato: “Ognuno deve cercare di esprimere i propri pensieri attraverso il proprio essere e le proprie arti. Io cerco di farlo nella musica”.
Nel foyer è arrivata anche Barbara Berlusconi, membro del cda del Teatro alla Scala, che ha parlato dell'emozione e della responsabilità del suo ruolo: “È un’occasione importantissima perché porta la cultura italiana e Milano nel mondo”.
L’imprenditrice ha ricordato il legame del padre con il teatro: “Amava l’opera e ho avuto il piacere di accompagnarlo a una Prima”. Riguardo allo spettacolo, ha descritto l’opera di Shostakovic come “ruvida e cruda, capace di stimolare una riflessione sui temi attuali”, sottolineando anche la forza del tema femminile. Per la serata ha scelto un abito ricamato di Giorgio Armani, indossato per rendere omaggio allo stilista scomparso.
Nel foyer, il conduttore e wedding planner Enzo Miccio ha commentato una presenza di vip meno numerosa del solito: “La Prima mi sembra un po’ sottotono rispetto agli altri anni. Forse Šostakovic ha spaventato con le sue tre ore e quaranta in russo”. Miccio ha ipotizzato che qualcuno possa aver preferito un weekend fuori città, aggiungendo con ironia: “Noi però ci siamo sempre, facciamo parte dell’arredamento”.