Netflix acquisisce Warner Bros Discovery: l'industria Usa teme tagli, chiusure e un'ondata di consolidamento
L’acquisto da 83 miliardi di dollari di Warner Bros Discovery da parte di Netflix sta scuotendo Hollywood, alimentando timori di tagli ai posti di lavoro, possibili chiusure di sale cinematografiche e ripercussioni sull’intera filiera produttiva. L’operazione prevede l’integrazione degli storici Studios Warner, del servizio HBO Max e di vasti archivi di film e serie, da Harry Potter a Game of Thrones, escludendo però le reti televisive tradizionali come CNN.
Secondo quanto riferito dal Wall Street Journal, la trattativa ha colto di sorpresa l’industria, che riteneva Paramount Skydance il candidato più probabile. Netflix pagherà 27,75 dollari per azione Warner Bros Discovery, di cui 23,25 dollari in contanti e il resto in titoli, con chiusura prevista tra 12 e 18 mesi.
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Il New York Times racconta come, dopo la notizia della possibile vendita, a Hollywood fosse prevalso un clima di malinconia. Con l’annuncio ufficiale, il sentimento dominante sarebbe diventato la rabbia. L’attrice Jane Fonda ha definito la fine dell’indipendenza Warner Bros “un’escalation allarmante del consolidamento che minaccia il settore dell’intrattenimento” e potenzialmente persino il Primo Emendamento sulla libertà di espressione.
Michael O’Leary, Ceo di Cinema United, che rappresenta 30.000 sale negli Stati Uniti, ha parlato di “minaccia senza precedenti”. Secondo O’Leary, l’acquisizione rischia di ridurre ulteriormente le uscite nelle sale, ricordando che Netflix distribuisce nei cinema in modo estremamente limitato.
Anche la Writers Guild of America, che conta oltre 12.000 sceneggiatori, ha definito l’operazione contraria allo spirito delle leggi antitrust, sostenendo che la più grande piattaforma di streaming non dovrebbe poter acquistare uno dei suoi principali concorrenti.
Netflix, dal canto suo, ribadisce di voler rispettare il modello Warner. Il co-Ceo Ted Sarandos ha assicurato che i film pensati per la sala continueranno a uscire al cinema. Dichiarazioni accolte però con scetticismo dopo che, ad aprile, lo stesso Sarandos aveva definito le sale “un concetto superato” per la maggior parte del pubblico, sottolineando come le preferenze dei consumatori si orientino verso la visione domestica.
Intanto, a Los Angeles migliaia di lavoratori del settore – dai tecnici ai produttori, dagli sceneggiatori agli attori – affrontano un mercato del lavoro già duramente provato da pandemia, scioperi, delocalizzazioni produttive e crescente uso dell’intelligenza artificiale.
La deputata democratica Laura Friedman, rappresentante della zona di Burbank, ha ricordato che le continue concentrazioni industriali hanno già provocato la perdita di numerosi posti nel cinema e nella televisione. Michele Mulroney, presidente della Writers Guild of America West, ha definito l’operazione “un disastro”, affermando che il modello di business di Netflix si basa sul mantenere il pubblico in casa.
Le preoccupazioni non arrivano solo da Hollywood. Un funzionario ha raccontato alla CNBC che l’amministrazione Trump nutriva “forte scetticismo” verso l’accordo, posizione condivisa anche da esponenti democratici come la senatrice Elizabeth Warren, secondo cui l’operazione rischia di tradursi in “prezzi più alti e meno scelta”.
Resta ora da capire cosa decideranno le autorità di regolamentazione e se Paramount Skydance o altri gruppi tenteranno di ostacolare l'operazione. CNBC riferisce che Paramount starebbe valutando un appello diretto agli azionisti Warner, sostenendo che la fusione con Netflix verrebbe respinta dagli organismi antitrust.
Secondo il Washington Post, Netflix è leader nello streaming ma detiene solo il 25% del mercato, mentre nel perimetro più ampio della televisione la sua quota scende sotto il 10%. Per bloccare l’accordo, le autorità dovranno dimostrare un danno concreto ai consumatori. Il quotidiano ricorda inoltre i rapporti consolidati tra la famiglia Ellison e il presidente Donald Trump, elemento che potrebbe pesare nel dibattito regolamentare.