Addio a Nicola Pietrangeli: l'Italia del tennis saluta la sua leggenda sulle note di My Way

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L’Italia del tennis ha reso omaggio a Nicola Pietrangeli, scomparso a 92 anni, con un tributo intenso nello stadio del Foro Italico che porta il suo nome. La camera ardente, aperta sin dalle prime ore del mattino, ha accolto campioni, dirigenti e appassionati giunti per dare l’ultimo saluto a una delle figure più rappresentative dello sport italiano.

Accanto al feretro è stata esposta la Coppa Davis vinta da capitano nel 1976, simbolo del suo legame con la nazionale. Sul maxi schermo scorrevano immagini dei suoi successi, accompagnate dalle note di Charles Aznavour, mentre due racchette – una moderna e una di legno – raccontavano la continuità tra epoche e generazioni.

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Profonda la commozione della famiglia. Il figlio Marco ha spiegato che tutto si è svolto “come voleva lui”, mentre Filippo ha parlato di una “vera esplosione di affetto” inattesa e toccante.

La commemorazione ufficiale è iniziata a mezzogiorno con la lettura di Roberto Ciufoli, che ha scelto un passaggio dal libro “Se piove rimandiamo”, in cui Pietrangeli scherzava proprio sul desiderio di celebrare il suo funerale su quel campo. La cerimonia si è chiusa sulle note di My Way di Frank Sinatra, scelta personalmente dal campione.

Successivamente il feretro è stato portato alla Chiesa di Santa Maria della Gran Madre di Dio per il funerale privato, cui ha partecipato anche il principe Alberto di Monaco, legato a Pietrangeli da un’amicizia di lunga data nata sui campi del Principato. “Era un uomo splendido, sono molto emozionato”, ha dichiarato al suo arrivo.

Durante la funzione, la predica di Don Renzo Del Vecchio ha alternato ironia e commozione: “Amava avere l’ultima parola e finalmente potrà dirla al Signore”, ha detto, ricordando la brillante ironia del tennista. Ha aggiunto di aver pensato soprattutto all’uomo, immaginandolo nei momenti di solitudine e fragilità.

Giovanni Malagò ha ricordato l’ultimo incontro avvenuto pochi giorni prima: “Per me resterai sempre Giovannino”, gli aveva detto Pietrangeli. Anche il presidente del Coni, Luciano Buonfiglio, ha parlato di una storia che “non muore mai”, sottolineando la sua capacità di unire esperienza, ironia e umanità.

Tra i tanti omaggi anche quello dell’ex presidente del Coni Gianni Petrucci, che volle intitolargli il campo del Foro Italico: “È un vanto aver dato il suo nome a questo stadio. Era un vero signore, non parlava mai male di nessuno”.

Particolarmente sentito il ricordo del presidente della Federtennis, Angelo Binaghi, che ha definito Pietrangeli “una persona unica e irripetibile”. Ha spiegato come il suo contributo abbia dato credibilità al movimento e coraggio alle generazioni successive: “Oggi nel tennis siamo tutti figli di Nicola”.

Anche il capitano della squadra di Davis, Filippo Volandri, ha sottolineato l’eredità lasciata dal campione: “Ci ha insegnato ad amare la Davis e il valore della maglia azzurra. Tutto è iniziato con la sua gestione”.

Il ministro per lo Sport Andrea Abodi, presente insieme ad Adriano Panatta, Tonino Zugarelli ed ex campioni azzurri, ha parlato di una “giornata di dolce tristezza”, riflettendo sul carattere determinato di Pietrangeli: “Ha sempre preso la vita di petto”.

Toccanti anche le parole di Fabio Fognini, che ha ricordato il ruolo fondamentale del campione per lo sviluppo del tennis italiano: “Ha aperto la strada al nostro sport, è doveroso salutarlo in questo giorno triste per lo sport italiano”.

Prima dell’uscita del feretro, è intervenuto anche Gianni Rivera, che ha raccontato con affetto uno dei loro primi scambi: “Mi disse: ‘Se avessi giocato a calcio ti avrei messo in difficoltà’. Era una persona perbene, seria, diceva ciò che pensava”.