Boris Becker: la rinascita dopo il carcere e il parallelo con Sinner

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Boris Becker è tornato davanti alle telecamere come ospite a Verissimo, raccontando la sua nuova fase di vita dopo l’esperienza in carcere. L’ex campione ha ricordato quanto fosse complicato gestire la fama arrivata prestissimo, quando nel 1985 vinse Wimbledon a soli 17 anni.

Becker ha spiegato di aver attraversato anni difficili dopo il ritiro dal tennis professionistico. La sua condanna per bancarotta lo ha portato dietro le sbarre, una possibilità che non avrebbe mai immaginato: «Non pensavo potesse accadermi, soprattutto di finire in prigione. La mia vita è sempre stata un sali e scendi perché ho spinto spesso oltre i limiti».

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L’ex numero uno ha ricordato l’impatto traumatico con il carcere. «Lì dentro perdi ogni controllo. Non ero più Boris Becker, ma un numero di serie. La prima notte è stata terribile, si sentivano urla continue. Poi ci si abitua». Ha spiegato di essersi trovato in situazioni pericolose durante i suoi 200 giorni di detenzione: «Una guardia mi ha aiutato prima che accadesse qualcosa di molto grave. Un’altra volta sono stato minacciato, sono stati momenti difficili».

Durante l’intervista, Silvia Toffanin gli ha chiesto chi, secondo lui, possa essere il suo erede nel tennis. Becker ha risposto citando Jannik Sinner: «Abbiamo somiglianze. Entrambi capelli rossi e pelle chiara. E ora ho visto che anche a lui piacciono le donne bellissime». Il riferimento è alla modella Laila Hasanovic, la nuova compagna del tennista italiano.

Becker ha poi ricordato la sua esperienza da allenatore di Novak Djokovic e il forte legame che mantiene con l’ambiente del tennis. «Continuo a collaborare con giocatori di alto livello e lavoro come commentatore. Devo molto alla comunità del tennis, che mi ha permesso di restare nel mio mondo anche dopo il carcere».