Chi è Sanae Takaichi, la Lady di ferro del Giappone: dagli Iron Maiden al governo di Tokyo
Sanae Takaichi è entrata nella storia come la prima donna a guidare il governo del Giappone e il Partito liberaldemocratico, la forza politica che domina la scena politica nipponica da decenni. Conservatrice e determinata, viene già soprannominata la “Lady di ferro” del Paese del Sol Levante, un riferimento diretto a Margaret Thatcher, che Takaichi ha più volte dichiarato di ammirare. Nel suo passato ci sono la televisione, la passione per le moto, per la batteria e per gli Iron Maiden, ma anche un percorso politico costruito con costanza e strategia.
La sua ascesa è stata possibile grazie a un accordo di coalizione dell’ultima ora con il partito di Ishin, dopo la rottura tra i liberaldemocratici e Komeito, una collaborazione che durava da anni. A favorirla è stato anche il sostegno di una parte del partito che vede in lei l’erede politica di Shinzo Abe, suo mentore e figura di riferimento, assassinato tre anni fa. Takaichi, 64 anni, è considerata una convinta nazionalista e si prevede che spingerà il Giappone verso una linea più conservatrice e assertiva, soprattutto in materia di sicurezza e politica estera.
Leggi anche Influenza in Giappone: 6mila casi e scuole chiuse, cresce l'allarme per un'epidemia anticipata
Secondo il New York Times, la nuova premier ha espresso preoccupazione per la “dipendenza” del Giappone dagli Stati Uniti, pur ribadendo la volontà di collaborare con Donald Trump, che si prepara a tornare alla Casa Bianca. Come sottolinea il Wall Street Journal, i due condividono posizioni conservatrici e una visione rigida nei confronti della Cina. Gli analisti prevedono che Washington potrà contare su un governo giapponese più favorevole all’aumento delle spese militari e a un ruolo più attivo di Tokyo nella difesa regionale.
In politica estera, Takaichi è considerata un falco. Ha promesso politiche più severe sull’immigrazione e una maggiore assertività diplomatica. Il suo rapporto con la Cina sarà cruciale: da Pechino arrivano dichiarazioni caute, con l’auspicio che il Giappone “rispetti gli impegni politici su storia e Taiwan”. Takaichi ha visitato Taipei lo scorso aprile, mentre sull’isola cresce la tensione con la Cina, che continua a rivendicare la sovranità su quello che considera un territorio “ribelle”. Anche da Seul si guarda con attenzione alla nuova leadership, nella speranza di rafforzare i rapporti bilaterali “orientati al futuro”.
Nata a Nara, dopo gli studi Takaichi si trasferisce negli Stati Uniti, dove inizia a muovere i primi passi in politica tra le file dei democratici. Tornata in patria, lavora in televisione prima di candidarsi come indipendente nel 1993, vincendo la sua prima elezione. Successivamente entra nel Partito liberaldemocratico e tenta più volte la scalata ai vertici. È stata ministro per la Sicurezza economica fino al 2024 e, durante il governo Abe, ministro per gli Affari Interni e le Comunicazioni.
La sua ultima sfida politica è iniziata quando Shigeru Ishiba ha annunciato il ritiro dalla guida del partito. Takaichi ha colto l’occasione per candidarsi alle primarie, battendo quattro rivali e promettendo una “nuova era” per i liberaldemocratici. Al voto parlamentare, ha ottenuto 237 consensi su 465 alla Camera bassa e 125 su 246 alla Camera alta, conquistando così la leadership del governo. Tuttavia, la sua coalizione non raggiunge ancora la maggioranza assoluta, segnale delle difficoltà politiche che la attendono.
Il Giappone vive una fase complessa, tra natalità ai minimi storici, aumento dei prezzi e una rapida alternanza di premier — quattro negli ultimi cinque anni. In questo contesto, Sanae Takaichi rappresenta una svolta storica e un banco di prova per il futuro politico del Paese.