Sette nuovi santi proclamati da Papa Leone: il Venezuela celebra i primi della sua storia

Oggi, domenica 19 ottobre, la Chiesa cattolica accoglie sette nuovi santi. In piazza San Pietro, Papa Leone presiederà la celebrazione eucaristica con il rito di canonizzazione di figure provenienti da epoche, continenti e vocazioni diverse, unite da un’unica costante: la fedeltà al Vangelo fino al sacrificio estremo. Tra loro, i primi due santi della storia del Venezuela.
I nuovi santi rappresentano un mosaico di fede universale, dalle terre della Turchia alla Papua Nuova Guinea, da Verona e Pompei fino a Caracas, testimoniando che la santità può nascere ovunque ci sia amore e dedizione.
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Bartolo Longo, avvocato pugliese, attraversò la stagione dello spiritismo prima della conversione che lo portò a fondare il Santuario della Madonna del Rosario di Pompei. “Se è vero che chi propaga il Rosario si salva, io mi salverò, perché non lascerò questa terra senza avervi propagato il tuo Rosario”, dichiarò. Non fu richiesto un secondo miracolo per la sua canonizzazione, concessa tramite dispensa papale: la sua vita stessa è stata riconosciuta come esempio di conversione e santità.
Ignazio Maloyan, nato a Mardin in Turchia, fu arcivescovo armeno cattolico durante il genocidio del suo popolo. Arrestato e torturato nel 1915, rifiutò la conversione all’islam dichiarando che “il sangue versato per la fede è il desiderio più dolce del mio cuore”. Prima di morire consacrò un pezzo di pane, distribuendolo ai suoi fedeli come viatico. Il suo martirio avvenne nella festa del Sacro Cuore, sigillo della sua testimonianza.
Peter To Rot, catechista laico della Papua Nuova Guinea, continuò a radunare i fedeli anche dopo l’occupazione giapponese, opponendosi con coraggio alla poligamia e difendendo l’indissolubilità del matrimonio cristiano. Arrestato e condannato, venne ucciso con un’iniezione letale nel luglio 1945. “Sono qui per una buona causa: per la mia fede”, confidò alla sorella.
Vincenza Maria Poloni, dopo anni di volontariato al Pio Ricovero di Verona, fondò nel 1840 con tre compagne le Sorelle della Misericordia, dedite ai poveri e ai malati. “Dobbiamo essere sante nel servizio dei poveri, che sono i nostri padroni”, diceva. Morì l’11 novembre 1855 lasciando un’eredità di umiltà e dedizione.
María Carmen Rendiles Martínez, nata a Caracas senza il braccio sinistro, trovò nella fragilità la via dell’unione con Cristo. Entrò tra le Serve di Gesù del Santissimo Sacramento e, quando la congregazione divenne istituto secolare, fondò in Venezuela le Serve di Gesù. Dopo un grave incidente affermò: “Una piccola scheggia della Croce di Cristo, la porto con entusiasmo”.
Maria Troncatti, salesiana di Corteno Golgi (Brescia), fu missionaria tra gli Shuar dell’Amazzonia ecuadoriana. Chiamata “madrecita”, portò assistenza sanitaria, istruzione e fede nei villaggi colpiti da epidemie e conflitti. “Uno sguardo al Crocifisso mi dà vita e coraggio per lavorare”, diceva. Morì nel 1969 in un incidente aereo mentre partiva per gli esercizi spirituali.
José Gregorio Hernández Cisneros, medico e scienziato venezuelano, è ricordato come il “medico dei poveri”. Dopo gli studi a Parigi, introdusse la medicina sperimentale in patria, dedicandosi con generosità ai malati più bisognosi. Durante l’epidemia di influenza spagnola del 1918 offrì la propria vita “per la pace del mondo”. Morì investito da un’auto mentre si recava da un bambino malato, pronunciando il nome della Vergine. Un volume di Manuela Tulli ne racconta oggi la straordinaria storia di fede e scienza.