Windows 10: la fine del supporto accelera l'e-waste. Come evitare che 400 milioni di PC diventino rifiuti

windows fine

Dal 14 ottobre 2025 il ciclo di vita di Windows 10 è terminato: stop ad aggiornamenti gratuiti e patch di sicurezza. Per milioni di utenti con hardware non compatibile con Windows 11 si apre un bivio che può tradursi in un’ondata di rifiuti elettronici.

Le stime più citate parlano di fino a 400 milioni di computer potenzialmente esclusi dall’upgrade per via di requisiti come TPM 2.0 e CPU di nuova generazione. In un mondo che già produce decine di milioni di tonnellate di e-waste l’anno, l’impatto ambientale di un ricambio forzato rischia di essere enorme.

Leggi anche NVIDIA e Microsoft IA sui PC Windows RTX e su Azure

Microsoft offre l’opzione Extended Security Updates (ESU) fino a ottobre 2026: è una misura ponte che consente di guadagnare tempo e di pianificare in modo responsabile, evitando decisioni affrettate e smaltimenti prematuri. Non è però una soluzione strutturale: scaduta l’ESU, i dispositivi resteranno comunque senza supporto.

Prima di cambiare PC, valutare tutte le alternative: verificare se il computer soddisfa davvero i requisiti di Windows 11 (molti modelli recenti possono farcela con un aggiornamento firmware), oppure considerare sistemi leggeri come Linux o ChromeOS Flex, che prolungano l’uso dell’hardware con costi minimi e un’impronta ambientale inferiore.

Prolungare la vita dei dispositivi esistenti è la strategia a minor impatto: interventi di manutenzione e riparazione, sostituzione di SSD e RAM dove possibile, pulizia del sistema e riutilizzo in contesti meno esigenti (domotica, postazioni office, scuole). Quando l’uso professionale lo impone, scegliere ricondizionato di qualità può tagliare costi e rifiuti.

Se l’acquisto di un nuovo dispositivo è inevitabile, privilegiare modelli con design riparabile, aggiornamenti garantiti nel tempo e certificazioni come Energy Star o EPEAT. Valutare programmi di trade-in e affidarsi a centri di riciclo certificati per lo smaltimento a norma: metalli e terre rare vanno recuperati, non dispersi.

Il caso Windows 10 riaccende il dibattito sulla obsolescenza software: standard di supporto più lunghi, diritto alla riparazione e aggiornamenti compatibili possono ridurre drasticamente l’e-waste. Scelte informate da parte di utenti, aziende e istituzioni possono trasformare un potenziale disastro ambientale in un cambio di rotta verso la sostenibilità.