Meloni in Egitto: l'Italia al centro del piano internazionale per la ricostruzione di Gaza

Grandi cartelloni con il volto di Abdel Fattah al-Sisi, sbiaditi dal tempo e dalla salsedine, costeggiano la strada che dall’aeroporto di Sharm el-Sheikh porta ai resort affacciati sul Mar Rosso. Nella località egiziana, meta turistica amata da italiani e russi, l’atmosfera vacanziera si intreccia oggi con la diplomazia internazionale: i leader di tutto il mondo si riuniscono per firmare lo storico accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas, al termine di complesse trattative condotte in Egitto.
L’incontro si tiene all’interno dell’International Conference Center di Sharm el-Sheikh, protetto da un imponente apparato di sicurezza. Non è un caso che sia stato scelto proprio questo luogo: nel 1996 qui si svolse la conferenza internazionale contro il terrorismo, convocata dopo una serie di attentati che avevano colpito Israele. Oggi il vertice è dedicato alla pace a Gaza e, più in generale, alla stabilità del Medio Oriente.
Leggi anche Meloni a Firenze per Tomasi: In Toscana nulla è scritto, siamo nati per stravolgere i pronostici
Il summit sarà presieduto da Donald Trump e dal presidente egiziano al-Sisi, con la partecipazione di circa venti capi di Stato e di governo, tra cui Emmanuel Macron, Recep Tayyip Erdogan, Pedro Sánchez e António Guterres. Come riportato dal Times of Israel, non saranno presenti rappresentanti ufficiali di Israele e di Hamas. “Nessun funzionario israeliano parteciperà”, ha confermato la portavoce di Benjamin Netanyahu.
Per l’Italia partecipa la premier Giorgia Meloni, in missione per rilanciare il ruolo del governo italiano nel futuro assetto post-bellico della Striscia di Gaza. Il vertice punta a “porre fine alla guerra, rafforzare l’impegno per la pace e aprire una nuova era di cooperazione nella regione”. Fonti di Palazzo Chigi sottolineano che Meloni è in contatto costante con Washington e con gli altri attori internazionali per definire il contributo italiano alla stabilizzazione e alla ricostruzione di Gaza.
Il 14 ottobre è atteso a Roma Re Abdullah di Giordania per un incontro con la premier, in vista della riunione del Processo di Aqaba dedicata al contrasto del terrorismo, che quest’anno si concentrerà sull’Africa occidentale.
L’impegno dell’Italia per Gaza si muove su due piani: umanitario e, se richiesto, anche militare. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato che “per Gaza serve una forza internazionale” e che, se ci saranno le condizioni, l’Italia potrà contribuire anche con proprie forze. I carabinieri sono già presenti a Gerico e torneranno presto al valico di Rafah nell’ambito della missione Eubam. È inoltre allo studio l’invio di sminatori italiani per la bonifica delle aree devastate, anche se l’ipotesi è considerata al momento prematura.
Due i progetti principali su cui l’Italia sta concentrando i propri sforzi. Il primo riguarda la ricostruzione di Gaza, elaborato nel 2024 in collaborazione con l’Undp, l’Università Iuav di Venezia e il Ministero della Pianificazione palestinese. Attivo dall’inizio del 2025, il programma ha già portato in missione due esperti italiani e prevede la formazione di un team internazionale di undici specialisti che lavoreranno stabilmente presso il Ministero palestinese. L’Italia, sottolineano fonti diplomatiche, è quindi già parte integrante del processo di ricostruzione.
Il secondo progetto riguarda l’assistenza sanitaria ai bambini palestinesi. In collaborazione con l’Ospedale Bambino Gesù di Roma e con strutture italiane ad Amman e Karak, il piano prevede l’invio di team medici per interventi chirurgici e cure pediatriche, evitando trasferimenti in Italia. Una prima missione è già avvenuta ad Amman, mentre un nuovo gruppo partirà per Karak la prossima settimana. Martedì, il vicedirettore della Cooperazione allo Sviluppo, Carlo Batori, raggiungerà la regione per supervisionare i lavori. È in corso anche una collaborazione con l’ospedale italiano del Cairo per garantire un ulteriore livello di assistenza sanitaria ai civili di Gaza.
Intanto, i riflettori restano puntati su Trump, deciso a incassare un importante successo diplomatico. Prima del vertice, il presidente statunitense visiterà Israele per un discorso alla Knesset e incontrerà alcuni degli ostaggi che saranno liberati nella prima fase dell’accordo di pace. Secondo fonti palestinesi, il valico di Rafah sarà riaperto martedì al transito dei civili, sotto il controllo dell’Autorità nazionale palestinese con il supporto di una missione dell’Unione Europea.