Assemblea generale Onu: al via il dibattito con Trump, Zelensky e i leader europei

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Si è aperta a New York la Settimana ad Alto Livello dell’80ª sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in un contesto segnato da una grave crisi di liquidità dovuta anche ai mancati contributi degli Stati Uniti al bilancio dell’Onu. Fino a lunedì prossimo sul podio del Palazzo di Vetro si alterneranno i principali leader mondiali.

Come da tradizione, il primo a intervenire sarà il presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva, seguito dal presidente americano Donald Trump, in qualità di leader del Paese ospitante. La portavoce Karoline Leavitt ha confermato che Trump avrà incontri bilaterali con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, con il presidente argentino Javier Milei, con il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres e con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. È inoltre previsto un vertice congiunto con i leader di Qatar, Arabia Saudita, Indonesia, Turchia, Pakistan, Egitto, Emirati Arabi Uniti e Giordania.

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Nella mattinata Trump pronuncerà un discorso sull’impegno rinnovato degli Stati Uniti nel contesto internazionale e in serata parteciperà a un ricevimento con i capi di Stato e di governo presenti all’Onu. Riguardo a Gaza, la portavoce ha ribadito la posizione del presidente americano, contrario al riconoscimento dello Stato palestinese da parte di diversi Paesi, definito una “ricompensa per Hamas” che non aiuterebbe né la liberazione degli ostaggi né la fine del conflitto.

A New York si sono già svolti alcuni eventi di rilievo, tra cui la conferenza sulla risoluzione pacifica della questione palestinese e l’attuazione della soluzione dei due Stati, co-presieduta da Francia e Arabia Saudita. L’incontro è stato segnato dal riconoscimento ufficiale dello Stato palestinese da parte di Francia, Regno Unito, Canada, Australia e altri Paesi europei.

L’Italia è stata rappresentata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha sottolineato la gravità della crisi umanitaria a Gaza. Tajani ha ribadito la posizione italiana, contraria all’occupazione della Striscia e a ogni ipotesi di trasferimento forzato della popolazione. Ha condannato gli attacchi terroristici di Hamas e l’espansione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, sottolineando che “non deve esserci futuro per Hamas a Gaza”.

Il ministro ha ricordato l’impegno dell’Italia in cooperazione con l’Indonesia e il ruolo operativo dei Carabinieri nell’addestramento delle forze di sicurezza palestinesi in Cisgiordania. Ha inoltre espresso sostegno a una missione internazionale di stabilizzazione a Gaza e a una di monitoraggio in Cisgiordania sotto l’egida Onu, ribadendo che la soluzione dei due Stati resta l’unica strada percorribile per garantire pace e prosperità nella regione.

Alle 15 ora italiana avrà inizio il Dibattito Generale, tradizionale appuntamento centrale della Settimana ad Alto Livello, con due riunioni del Consiglio di Sicurezza dedicate a Gaza e all’Ucraina. La neo-presidente dell’Assemblea, l’ex ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock, ha scelto come tema principale “Better together: 80 years and more for peace, development and human rights”.

Tra le questioni più attese figurano la crisi in Ucraina, il programma nucleare iraniano e la possibile reintroduzione delle sanzioni Onu contro Teheran, oltre alle tensioni in Africa e in Libia. In programma anche la tradizionale riunione sui Balcani occidentali organizzata dall’Italia, e diversi incontri ministeriali del Cae, G7 e G20.

Tra gli interventi di oggi spiccano quelli del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, dei leader di Giordania, Egitto e Qatar, oltre al presidente francese Emmanuel Macron e al presidente polacco Karol Nawrocki. Domani sarà la volta di Zelensky, che incontrerà Trump a margine dei lavori, mentre nella notte tra mercoledì e giovedì interverrà la premier Giorgia Meloni. Giovedì prenderà la parola, in collegamento video, il presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas, seguito venerdì dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, dal primo ministro cinese Li Qiang e dal capo del governo britannico Keir Starmer.

Sullo sfondo, resta aperto anche il tema della futura successione alla segreteria generale delle Nazioni Unite, visto che il mandato di António Guterres terminerà il 31 dicembre 2026 e il processo di selezione inizierà già nel 2025. Diversi candidati dell’America Latina e dei Caraibi sono in corsa per ricoprire il prestigioso incarico.