Iraq, rilasciata la studentessa Elizabeth Tsurkov: Trump denuncia torture di mesi

È stata rilasciata in Iraq la ricercatrice Elizabeth Tsurkov, cittadina russo-israeliana e studentessa dell’Università di Princeton, rapita a Baghdad nel marzo 2023 da una milizia sciita. L’annuncio è arrivato dal presidente americano Donald Trump, che ha confermato la notizia con un post su Truth Social.
“Sono lieto di annunciare che Elizabeth Tsurkov, una studentessa di Princeton la cui sorella è cittadina americana, è stata appena rilasciata da Kata'ib Hezbollah e ora si trova al sicuro nell’ambasciata americana in Iraq, dopo essere stata torturata per molti mesi”, ha dichiarato Trump. Il leader statunitense ha poi ribadito il suo impegno: “Lotterò sempre per la giustizia e non mi arrenderò mai”, rilanciando anche un appello ad Hamas per la liberazione degli ostaggi ancora prigionieri.
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A confermare il rilascio è stato anche il premier iracheno Mohammed Shia al-Sudani, che su X ha scritto: “Al culmine di estesi sforzi esercitati dai nostri servizi di sicurezza nel corso di molti mesi, annunciamo il rilascio della cittadina russa Elizabeth Tsurkov”.
Secondo i media israeliani, Tsurkov dovrebbe rientrare in Israele nei prossimi giorni. Come accaduto per gli ostaggi liberati da Gaza, sarà accolta in reparti speciali, dove potrà riabbracciare la famiglia e sottoporsi a controlli medici e di salute mentale.
La madre della ricercatrice, Irina, ha raccontato alla radio dell’esercito israeliano la propria emozione: “Mi riesce difficile respirare, è una gioia pazzesca, una felicità incredibile. Aspetto questo momento da quasi due anni e mezzo. Spero che tutte le famiglie dei nostri ostaggi possano ricevere la stessa notizia”.
Una fonte interna a Kataeb Hezbollah ha spiegato che la decisione di rilasciare Tsurkov è stata presa per evitare un conflitto in Iraq e agevolare il ritiro delle forze statunitensi. La milizia ha specificato che non c’è stata alcuna operazione militare: “È stata rilasciata, non liberata. La condizione principale era facilitare il ritiro delle forze americane senza combattere e risparmiare all’Iraq qualsiasi scontro”.