La serata finale di Venezia 2025: premi, emozioni e appelli per Gaza

La serata conclusiva della Mostra del Cinema di Venezia si è svolta all’insegna della solidarietà verso Gaza, tra premi, standing ovation e messaggi dal palco. Dal Leone d’oro a Jim Jarmusch alla Coppa Volpi di Toni Servillo, fino al Gran Premio della Giuria per Kaouther Ben Hania, il filo conduttore è stato l’appello contro la guerra nella Striscia.
A inaugurare la serata è stata Benedetta Porcaroli, premiata come miglior attrice nella sezione Orizzonti per il film Il rapimento di Arabella di Carolina Cavalli. Sul palco l’attrice ha voluto dedicare il riconoscimento ai colleghi impegnati nella Global Sumud Flotilla, ricordando che «c’è un motivo valido per alzarsi la mattina, che si chiama umanità».
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Il pensiero alla Flotilla è stato ripreso da Toni Servillo, vincitore della Coppa Volpi per la sua interpretazione in La Grazia di Paolo Sorrentino. «Sento tutta la mia ammirazione per chi ha deciso di mettersi in mare con coraggio per portare un segno di umanità in una terra dove la dignità umana è vilipesa», ha dichiarato l’attore.
Sul palco è salito anche Nino D’Angelo, che a sorpresa ha cantato Odio e lacrime. «Quando si uccidono i bambini si uccide il futuro di tutti noi», ha detto l’artista, dedicando il brano a un messaggio di pace.
Uno dei momenti più intensi è stato l’intervento della regista tunisina Kaouther Ben Hania, premiata con il Leone d’argento – Gran Premio della Giuria per The Voice of Hind Rajab. In sala Grande il pubblico si è alzato in piedi per applaudire la pellicola che racconta la storia di una bambina palestinese. «Vorrei dedicare questo premio alla Mezzaluna palestinese, i veri eroi che cercano di salvare vite a Gaza. La voce di Hind Rajab continuerà a risuonare finché qualcuno non si assumerà la responsabilità di ciò che sta accadendo», ha detto la regista, denunciando apertamente le atrocità in corso.
Ben Hania ha sottolineato il ruolo del cinema come strumento di memoria e denuncia: «Non può riportare indietro Hind né cancellare le atrocità, ma può conservare la sua voce e quella di un popolo che subisce un genocidio».
Grande attesa per Jim Jarmusch, vincitore del Leone d’oro. Il regista ha scelto di ritirare il premio indossando una spilla con la scritta “Enough” come segno di protesta contro il conflitto israelo-palestinese. «L’arte non deve necessariamente parlare di politica per essere politica», ha detto, aggiungendo di non voler alcun sostegno dal governo israeliano: «Amo il popolo, ma non chi sostiene Netanyahu».
La serata si è chiusa con il videomessaggio del cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme. «Questa guerra deve finire quanto prima, non ha più senso continuare. Siamo pieni di dolore e non c’è spazio per quello dell’altro», ha dichiarato. Il cardinale ha messo in guardia dal linguaggio che disumanizza e alimenta violenza, chiedendo nuove prospettive e un linguaggio capace di aprire orizzonti. «La fine della guerra non sarà la fine del conflitto, ma io ci credo: è possibile», ha concluso.