Trump ordina la distruzione di milioni di contraccettivi destinati ai Paesi poveri: polemiche negli USA

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L’amministrazione del presidente Donald Trump ha disposto la distruzione di un vasto stock di contraccettivi acquistati con fondi pubblici statunitensi, destinati ai Paesi in via di sviluppo. Lo riporta il Washington Post, precisando che il materiale è conservato in un deposito in Belgio e ha un valore stimato di circa 9,7 milioni di dollari, pari a 8,25 milioni di euro.

La fornitura comprende più di 50.000 dispositivi intrauterini, quasi 2 milioni di dosi di contraccettivi iniettabili, circa 900.000 impianti e oltre 2 milioni di confezioni di pillole contraccettive. Tutti i prodotti erano stati acquistati dall’agenzia Usaid durante l’amministrazione Biden, con l’obiettivo di sostenere programmi di pianificazione familiare nei Paesi poveri.

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Il Dipartimento di Stato ha giustificato la decisione facendo riferimento alla cosiddetta Mexico City Policy, una normativa che impedisce l’utilizzo di fondi federali da parte di organizzazioni coinvolte in attività legate all’aborto. Tuttavia, i contraccettivi in questione non sono classificati come abortivi.

Le senatrici Jeanne Shaheen (Democratica, New Hampshire) e Lisa Murkowski (Repubblicana, Alaska) hanno scritto una lettera al segretario di Stato Marco Rubio per chiedere l’immediata revoca della misura. Nel testo si legge: “I contraccettivi per la pianificazione familiare sono parte dell’assistenza umanitaria salvavita. Ridurre l’accesso a questi strumenti significa aumentare gravidanze indesiderate, aborti non sicuri, mortalità materna e infantile”.

Organizzazioni come il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa), la International Planned Parenthood Federation (Ippf) e Msi Reproductive Choices avevano proposto di rilevare o ridistribuire il materiale, ma non hanno ricevuto risposte ufficiali.

Micah Grzywnowicz, direttore regionale della Ippf, ha dichiarato: “È una totale mancanza di empatia: è paradossale parlare di efficienza e poi distruggere forniture vitali in un momento di estrema necessità”. Anche Sarah Shaw di Msi ha denunciato la scelta, definendola “una catastrofe per la catena globale di approvvigionamento della pianificazione familiare”.

Secondo una stima del Guttmacher Institute, la distribuzione di questi contraccettivi avrebbe potuto garantire protezione a oltre 650.000 donne per un anno, o fino a 950.000 donne per periodi più lunghi, da tre a dieci anni.

Il costo dell’operazione di distruzione ammonterebbe a circa 167.000 dollari (142.000 euro), mentre l’amministrazione stima un risparmio complessivo di 34,1 milioni di dollari (29 milioni di euro) annullando gli ordini futuri.